Approda al Tar il maxibando per le verifiche dei fondi Ue

Appalto vinto da una cordata in cui figurano i consulenti delle stesse società che chiedono i contributi. Forza Italia: «Macroscopico conflitto d’interessi»
Una serie di banconote di euro
Una serie di banconote di euro

TRIESTE. È destinato a finire davanti alla magistratura, per iniziativa delle imprese battute nel bando di gara o in alternativa dei membri dell’opposizione, quello che sembra un macroscopico conflitto di interessi, così come denunciato da un’interrogazione di Rodolfo Ziberna (Fi) depositata ieri in Consiglio regionale. Nel mirino il più classico dei cortocircuiti amministrativi italiani: quello del controllore che si controlla da solo o, meglio, che potrebbe essere chiamato a verificare la correttezza dell’attività dei propri stessi clienti e perfino l’equità della parcella a essi richiesta per i servizi loro resi. Per Ziberna «ci sono tutti gli estremi per un ricorso al Tar, altrimenti procederò io stesso con un esposto: sarebbe una vittoria a mani basse».

L’ennesimo caso di burocrazia kafkiana sollevato dal consigliere forzista riguarda un bando di gara da oltre quattro milioni di euro, vinto da una cordata facente capo alla società Epi.fin Srl di Trieste, che per i prossimi anni si occuperà di verificare la correttezza dei rendiconti di spesa dei progetti finanziati con il Fondo sociale europeo. La Regione ha esternalizzato il ruolo di controllo dei costi e delle spese ammissibili, garantendo un ricco appalto alla società vincitrice, che per Ziberna si trova tuttavia in una situazione di pesante conflitto di interessi. Secondo l’interrogante, la cordata di Epi.fin Srl raggruppa infatti commercialisti che prestano consulenza proprio ai soggetti interessati a partecipare a bandi su fondi comunitari: «La medesima società - è la conclusione - fornirebbe dunque assistenza ai propri clienti e, qualora essi si aggiudicassero un finanziamento Fse, ne controllerebbe operato e rendiconti. Inaccettabile, tanto più che la gara prevedeva l’obbligo per l’affidatario di non assumere direttamente o indirettamente incarichi in progetti, opere e attività finanziabili con le risorse del Fse. Sembra invece che i commercialisti della Epi.fin - attacca Ziberna - eroghino servizi di certificazione della spesa per chi partecipa a bandi del Fondo sociale: le parcelle finirebbero così inserite nei rendiconti che proprio Epi.fin sarà chiamata a verificare. Un macroscopico conflitto di interessi».

L’interrogazione chiede allora alla giunta quali siano le modalità attraverso cui verrà assicurata la trasparenza dell’operato dei controllori e «se anche in passato si sono potuti evidenziare simili conflitti d’interesse». L’esponente di Fi invita inoltre a guardare al di là della questione specifica: «Questa è solo la punta di un iceberg. Tra le società che si appoggiano a Epi.fin Srl figurano i principali centri di formazione professionale attivi in Friuli Venezia Giulia: parliamo di un sistema capace di attrarre decine di milioni ogni anno, soldi che tuttavia vengono usati poco per la formazione e molto per mantenere in piedi le organizzazioni stesse, tanto che i risultati occupazionali delle politiche attive del lavoro di questa giunta sono magri rispetto alle cifre spese. Prima o poi il bubbone dell’istruzione professionale scoppierà e allora ne vedremo delle belle». Già ora il sistema risulta peraltro in affanno, dal momento che quasi tutti i centri di formazione sono oggi in passivo e si reggono grazie a contratti di solidarietà imposti ai propri dipendenti. Il riferimento è a un mastodonte da oltre 25 milioni di euro all’anno, stanziati dalla Regione a favore dei percorsi di formazione professionale che coinvolgono ogni anno quasi cinquemila studenti all’interno di 30 strutture didattiche e 820 fra aule e laboratori, facenti capo a 13 centri di istruzione professionale e diversi istituti superiori.

Ogni anno il sistema immette sul mercato del lavoro circa mille ragazzi, formati nell’area professionale meccanica, impiantistica ed edile, in quella dei servizi alla persona e nei settori del turismo, del commercio e delle tecnologie: dopo due anni risultano occupati il 70% dei partecipanti ai corsi. Le risorse superano in realtà quelle regionali, dal momento che i 13 centri, affiancati in questo caso da un’altra ventina di realtà che si occupano specificamente di formazione per adulti, non ricevono soltanto i fondi regionali ma accedono a oltre metà dei 276 milioni erogati dal Fondo sociale europeo tra 2014 e 2020, allo scopo di sostenere progetti di recupero delle competenze, riqualificazione professionale e nuova immissione nel mondo del lavoro.

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