Appello dei genitori sul viaggio del Papa: «Lo ricordi in Egitto»
«Noi sentiamo molto dolore, un dolore forse ancora indecifrabile. Non vogliamo che diventi odio, ma abbiamo bisogno di sapere tutto ciò che è accaduto, il perché».
Paola e Claudio Regeni, genitori di Giulio, il ricercatore di Fiumicello sequestrato, torturato e ucciso al Cairo nel gennaio 2016, ripercorrono quelle tappe in un’intervista a Famiglia Cristiana dove rivolgono un appello a papa Francesco alla vigilia del suo viaggio in Egitto: «Desidereremmo tanto che il Papa ricordasse nei suoi discorsi la recente scomparsa di nostro figlio, magari chiedendo anche che chi può aiutare a scoprire la verità si faccia avanti, in nome della pace. Non solo la nostra pace di genitori ma anche quella dei nostri rispettivi popoli».
Per Paola e Claudio Regeni ottenere verità e giustizia significa «conoscere il perché, e la catena di comando, in primo luogo; individuare quindi responsabilità di persone che sono da ritenersi pericolose e crudeli».
Nella lunga intervista i genitori parlano del carattere e della vita del loro figlio e ricostruiscono le vicende che si sono concluse con il sequestro e il ritrovamento del corpo lungo l’autostrada Cairo-Alessandria. Alla domanda se ritengono realistico che il governo italiano faccia pressioni su quello egiziano, visto che gli scambi commerciali tra i due Paesi vanno a gonfie vele, rispondono: «L’uccisione di Giulio dovrebbe mettere le persone di fronte a scelte che mettono in campo valori etico-morali, bisognerebbe capire su quali principi si basano gli scambi commerciali tra i due Paesi: si dice, nella vita c’è sempre una prima volta».
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