Appartamenti e box nell’ex casa del prete in via San Marco

Già nel 2013 avrebbe potuto partire il cantiere. Ma la ditta  ha rinviato per non sfrattare don Cosulich, morto a ottobre
I lavori in via San Marco (Lasorte)
I lavori in via San Marco (Lasorte)

Giù la casa dell'ex prete: in via San Marco appartamenti e box


TRIESTE Una ventina di appartamenti e 40 box auto nella casa che appartenne al parroco di San Giacomo. Le nuove costruzioni sorgeranno nella parte finale di via San Marco, nell’area attigua al museo dedicato alla memoria del noto benefattore Oristide Brovedani, e che fino allo scorso ottobre vedeva la presenza di due edifici contigui risalenti ad inizio Novecento, in uno dei quali viveva lo storico parroco del rione di San Giacomo, don Mario Cosulich, venuto a mancare lo scorso ottobre alla veneranda età di 99 anni.

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Don Mario Cosulich


Nel perimetro già da qualche settimana hanno iniziato ad operare due bracci meccanici i quali, dopo aver liberato l’area degli arbusti ivi presenti, hanno iniziato con la fase della demolizione vera e propria della struttura, iniziando dal tetto per arrivare fino alle fondamenta. Mucchi di coppi, cemento e mattoni nei giorni scorsi sono rovinati repentinamente al suolo, sollevando un vero e proprio polverone grigio.

Dietro a quello che può sembrare un semplice episodio di rinnovamento urbanistico, però, c’è una bella storia. Quella di una ditta, nella fattispecie la Comelli srl di Corso Italia, società di costruzioni che porta avanti una lunga storia nel ramo edilizio a Trieste, essendo stata fondata nel lontano 1935. La ditta Comelli già nel 2013 ottenne l’autorizzazione per la realizzazione di una struttura destinata a contenere 20 alloggi, alcuni dei quali arricchiti dalla presenza di giardino privato, e ben 40 box auto – una manna per il rione – da poter vendere o mettere in locazione. Ma da allora tutto è rimasto fermo fino a poche settimane fa.

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«L’edificio non lo si poteva demolire prima – spiega Giulio Comelli, titolare dell’omonima società di costruzioni – perché al suo interno vi risiedeva monsignor Cosulich, che io conoscevo bene. Non mi sono né scoraggiato, né ho fatto pressioni di alcun tipo per sfrattarlo, perché non lo ritenevo giusto. Mi piace ripetere che i soldi vengono dopo, prima ci sono le persone e le relazioni umane. Ogni tanto con lo stesso don Cosulich ci scherzavamo sopra. E così, quando lo scorso ottobre il monsignore è venuto a mancare, la ditta ha potuto iniziare il processo che ha portato prima alla demolizione dell’immobile, che si sta concludendo in questi giorni, per poi passare alla successiva costruzione dei nuovi palazzi destinati ad ospitare sia case che box auto».

Un iter, quello relativo alla costruzione del nuovo complesso residenziale, destinato a durare ancora a lungo. «Non sarà una cosa breve - aggiunge Comelli - e da quando abbiamo ricevuto l’autorizzazione a costruire al momento in cui vedremo realizzata la nuova struttura saranno trascorsi una decina d’anni, ma come ho già detto, per noi i valori sono altri. Nel frattempo il nostro settore ci ha concesso di portare avanti costruzioni simili in altre parti della città». La ditta Comelli non è nuova a circostanze del genere. Un anno fa aveva deciso di donare il piano terra dell’edificio - ristrutturato - di via Cologna 5 alla locale sezione dell’Anpi. Lo stabile, fra il 1944 e il 1945, fu sede dell’ispettorato speciale nazifascista per la sicurezza pubblica della regione giuliana, luogo di torture della famigerata banda Collotti. —


 

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