Appalti “impossibili” Anac dà torto all’Ance
Nel primo round sugli appalti “impossibili” l’Autorità anticorruzione (Anac) ha dato torto all’Ance Fvg e ragione al Comune di Trieste. In ballo era l’affidamento della riqualificazione di palazzo Biserini, sede della Biblioteca Civica in piazza Hortis: un lavoro da 2 milioni di euro, sul quale la stazione appaltante (ovvero il Municipio) richiedeva alle aziende partecipanti di documentare certificazioni ambientali Emas e ISO14001 oppure «prove di misure equivalenti».
Il bando non era piaciuto all’associazione dei costruttori triestini (allora non si era ancora verificata la fusione con Pordenone), in quanto a loro dire avrebbe rischiato di tagliare fuori gran parte delle imprese locali prive di quel tipo di requisito, con prevedibile nocumento a un settore già pesantemente maltrattato da una crisi giunta al nono anno di saccheggio. A far arrabbiare ulteriormente l’Ance era intervenuto un altro bando, relativo al fotovoltaico nell’ex Pescheria, che prevedeva anch’esso l’adozione dei “criteri ambientali minimi” (vedi il più agile acronimo cam). Alla luce di queste premesse, all’inizio dell’anno Ance Fvg decideva di accendere un’istanza di precontenzioso avanti all’Anac ma l’Autorità, con la delibera 422 dello scorso 12 aprile, ha dato sostanzialmente ragione al Comune triestino. La richiesta di una registrazione Emas oppure di una certificazione ISO14001 o altre prove in materia di gestione ambientale - ha scritto l’Anac - «è da considerarsi criterio di partecipazione». Però Ance non demorde e ritenta le strade della diplomazia: stamane alle 10 il presidente Donato Riccesi e il direttore Fabio Millevoi incontrano il sindaco Roberto Dipiazza, per capire se il Comune voglia proseguire o meno nella richiesta di requisiti che in questa fase penalizzerebbero il settore. Perchè in realtà la delibera dell’Anac - eccepiscono i costruttori - afferma anche che «rientra nella discrezionalità delle stazioni appaltanti richiedere requisiti di qualità specifici in capo ai concorrenti». Allora, se è discrezionale, perchè inserire requisiti di non facile reperimento nelle aziende del territorio? Non solo: Ance porta a supporto delle sue posizioni un’altra recente decisione dell’Anticorruzione, datata 1° marzo e riguardante un appalto nel quartiere fieristico di Foggia, che in tema di “criteri ambientali minimi” smentirebbe la delibera sul caso triestino. Non è finita: Ance ricorda un paio di “direttive vincolanti” emanate dalla Regione Fvg, che fin dall’estate 2015, per quanto riguarda gli appalti, sottolineano l’importanza di valorizzare le sinergie con le aziende del territorio e la prossimità tra imprese e stazioni appaltanti. Il confronto con Dipiazza consentirà ad Ance di regolarsi in merito all’eventuale impugnazione della delibera Anac davanti al Tar.
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