Appalti gonfiati in cambio di favori. Maxi truffa all’Anas Fvg, sette indagati

Sotto accusa l’ex capo compartimentale Fvg Ferrara, il direttore operativo Dario e i vertici della ditta triestina Ecoedilmont
Lasorte Trieste 29/10/19 - Via Travnik, Zona Industriale, Sede Ecoedilmont
Lasorte Trieste 29/10/19 - Via Travnik, Zona Industriale, Sede Ecoedilmont

TRIESTE Terremoto giudiziario all’Anas del Friuli Venezia Giulia. La Guardia di finanza ha scoperto un giro di appalti gonfiati e di favori connessi ai lavori di manutenzione delle strade. L’inchiesta delle Fiamme gialle coinvolge i massimi livelli regionali dell’ente e varie imprese, tra cui una triestina.

La Procura di Trieste, nelle indagini dirette dalla pm Cristina Bacer, in particolare ha indagato l’ex capo compartimentale dell’Anas Fvg, Giuseppe Ferrara, attualmente in servizio in altre zone d’Italia, e il direttore operativo Gianpiero Dario. La società triestina con cui i due dirigenti sarebbero stati in accordo è la Ecoedilmont srl con sede in via Travnik. Risultano indagati sia il legale rappresentate Giorgio Predonzani che il vice presidente Max Devidè.

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L’operazione «strade salate», così è stata denominata, ha coinvolto il Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza del capoluogo. I militari hanno passato al setaccio, per mesi, l’intero periodo che va dal 2014 al 2018. L’inchiesta in realtà era partita da un altro filone investigativo.

La Finanza si è però imbattuta in un «diffuso sistema di frode e illeciti», scrive la Procura, architettato nei servizi di manutenzione viaria, pronto intervento, sgombero neve e spargimento sale. L’Anas è risultata truffata per oltre 600 mila euro.

La Procura in effetti parla apertamente di un «disegno criminoso» ordito grazie alla collusione tra il direttore operativo della partecipata pubblica (responsabile esecutivo delle gare) e l’amministratore della srl appaltatrice. Le indagini hanno rivelato come sia stata sistematicamente «gonfiata» la rendicontazione dei lavori e degli interventi stradali. Durante le perquisizioni nei computer la finanza ha rintracciato anche alcuni file che documentavano la “doppia contabilità”: quella reale, con i costi effettivamente sostenuti, e quella truccata.

Un sistema, quello contestato dal pm Cristina Bacer nelle sue ipotesi accusatorie, tutto sommato semplice: per intascare l’intero importo fissato nel bando di gara, la società triestina avrebbe consuntivato all’Anas un numero di manutenzioni e di interventi stradali ben superiore a quello reale. Talvolta venivano aggiunti dati fittizi su mezzi e personale impiegato. Un trucchetto elementare se si considera che gli interventi non erano programmabili.

Ma gli investigatori sono andati molto a fondo nell’inchiesta. In alcuni casi, ad esempio, è stato constatato che gli operai si trovavano in posti ben diversi rispetto a quanto trascritto nei report. Non erano a pulire strade o a spargere il sale: ma da tutt’altra parte. Chi in ferie in Croazia, chi a una festa di matrimonio in Sicilia.

Curioso pure il modus operandi di un’altra società indagata, con sede nel Bellunese, aggiudicataria di un appalto per pronto intervento: secondo i rapportini giornalieri gli operatori risultavano in cantiere; ma, interrogati, hanno dichiarato di non aver mai lavorato sulle strade del Friuli Venezia Giulia.

Alla luce degli accertamenti investigativi, l’ammontare complessivo dei reali costi sostenuti per gli interventi è apparso «sempre inferiore», annota la Procura, all’importo di aggiudicazione della gara. Ciò soprattutto in relazione agli appalti di sgombero neve, dove gli effettivi interventi degli addetti sono risultati «significativamente inferiori» a quanto rendicontato.

Cosa avrebbero ricevuto come compenso i due dirigenti Anas per aver “chiuso gli occhi” sul sistema di appalti gonfiati? La ditta triestina, (specializzata non solo nel settore stradale) avrebbe ricambiato il favore ai due funzionari con una serie di lavori edili nelle loro abitazioni: ristrutturazioni, infissi e impianti di riscaldamento, ad esempio, per un valore complessivo di circa 65 mila euro. Stando a quanto si apprende, 39 mila euro sarebbero stati destinati al capo compartimentale dell’Anas Fvg, Ferrara, 25 mila al direttore operativo Dario.

Dieci i denunciati, di cui sette indagati a vario titolo per truffa aggravata, falso ideologico in atto pubblico e corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Oltre ai due funzionari Anas e agli amministratori della srl triestina, compaiono anche i vertici di altre due imprese sub appaltatrici.

Il gip Luigi Dainotti ha accolto e attuato la richiesta di sequestro preventivo dei conti correnti e dei beni riferiti agli indagati e alle ditte finite nel mirino, per un totale di 640 mila euro. Vale a dire la somma corrispondente a quella dei reati riscontrati dagli inquirenti. —


 

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