Anziano tenta di uccidere la sorella, poi rientra in casa e si toglie la vita
MONFALCONE. Ha tentato di uccidere la sorella, poi s’è ritirato nel suo appartamento e si è tolto la vita.
L’uomo, Luciano Bozina, 86 anni, è stato trovato esanime dalle forze dell’ordine, dopo che una badante aveva rinvenuto la donna, Nadia, 90 anni, in un lago di sangue, nell’alloggio attiguo.
L’anziana è stata ricoverata al reparto di Neurochirurgia dell’ospedale triestino di Cattinara: la prognosi è riservata.
Una drammatica vicenda consumatasi nel silenzio di una domenica, il 21 febbraio, ormai all’imbrunire, al quinto pianto di una palazzina, al civico 1, in piazza Dante.
Gli inquilini, almeno quelli degli appartamenti più vicini, non hanno avuto alcun sentore di quanto stava accadendo. Nessun rumore a richiamare l’attenzione.
Una vicenda maturata in un contesto di sofferenza fisica ed emotiva, determinata anche dall’età avanzata. All’interno di un forte legame affettivo, secondo quanto riferito, era lui ad occuparsi e a preoccuparsi di lei. Aveva problemi di deambulazione.
Nel condominio che s’affaccia su piazza Dante, gli alloggi all’ultimo piano dei due fratelli, originari di Fiume, sono attigui.
Nella ricostruzione c’è un “buco” di almeno un’ora, tra le 18 e le 19 dell’altro ieri: è lì che gli inquirenti hanno concentrato l’attenzione.
Cioè durante il cambio turno delle due badanti.
L’assistente subentrata, infatti, ha rinvenuto l’anziana, con il capo ferito, presumibilmente colpita da un corpo contundente. È questa l’ipotesi ritenuta più plausibile dagli agenti della Polizia del Commissariato cittadino, che stanno ricostruendo i fatti.
L’indagine è affidata al pubblico ministero Andrea Maltomini della Procura di Gorizia.
La Polizia ha pertanto stabilito che si sia trattato di un tentato omicidio seguito quindi da suicidio. Elementi comunque da scandagliare su più fronti. In corso anche verifiche sulla situazione economica dei due congiunti.
Una domenica che sembrava essere come tante altre, precipitata nella tragedia. Gli appartamenti separati solo da un angolo di pianerottolo, ora portano i segni del fatto di sangue; alle porte d’ingresso si incrociano le fettuccine biancorosse sulle quali sono affissi gli avvisi del Commissariato di Polizia di Stato “Immobile posto sotto sequestro”.
Tutto sarebbe avvenuto quando i due anziani erano soli. Poi, tra le 19 e le 19.30 l’arrivo della badante che ha dato l’allarme. Sul posto sono giunti gli operatori sanitari del 118, l’ambulanza, l’automedica, la Polizia.
L’anziana rinvenuta priva di sensi, colpita al capo all’interno del suo appartamento, con gli agenti a cercare il fratello. Il tempo di entrare nell’altro alloggio e trovarlo senza vita. Le modalità del decesso sono state evidenti. Da qui quindi la relazione delle due circostanze. In piazza Dante è arrivata anche la nipote, appena appreso di quanto accaduto ai congiunti.
È stata raccolta la testimonianza della badante. Si è così appreso che Luciano Bozina era reduce da un’operazione importante e avrebbe manifestato la preoccupazione sulle sue condizioni di salute unite al timore di non essere più in grado di occuparsi della sorella che aveva difficoltà a camminare.
Forse l’uomo sentiva, o credeva di sentire, il venir meno delle sue stesse forze, e forse era anche angustiato da una prospettiva di progressivo peggioramento che non gli avrebbe permesso di continuare a prendersi cura della sorella Nadia.
Era attento nei confronti della sorella, lo si vedeva uscire, in genere al mattino presto, per andare a fare la spesa, per sè ma anche per Nadia.
C’è chi ha raccontato con dolcezza: «Quando usciva aveva con sè le borse della spesa e se non era la spesa si recava in farmacia per acquistare le medicine». Era lui ad accompagnare la sorella dal medico, con la sua auto. Di solito con Nadia trascorreva parte della sua giornata prima di ritirarsi nel proprio appartamento. Ed era stato lui a volerla accanto.
Un paio di anni fa, s’era liberato l’alloggio attiguo al suo, l’occasione perché la sorella si trasferisse per rimanere vicino a lui. Le loro esistenze riunitesi per affrontare insieme la vecchiaia e a supportarsi anche di fronte alle difficoltà che l’incedere degli anni possono riservare. Restano al momento i dati essenziali nella ricostruzione dei fatti.
La sorella ferita al capo, il fratello che indubbiamente si è poi tolto la vita. Una duplice tragedia collocata proprio nel momento in cui erano soli, una badante ad aver già lasciato la palazzina, l’altra che ancora doveva prendere servizio e che quando ha varcato la soglia dell’appartamento ha trovato Nadia priva di sensi. Altri frammenti, relativi a quanto raccontato dalla badante. Luciano Bozina era agitato in quest’ultimo periodo, avrebbe detto «non ce la facciamo», come anche «non la lascio da sola», riferendosi a Nadia.
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