Anziano a terra a Trieste, soccorsi dopo oltre un’ora

La denuncia della figlia che ha trovato l’uomo, malato, sul pavimento di casa. Sei chiamate prima dell’arrivo dell’ambulanza. Sotto accusa il Numero unico di emergenza 112. La Regione: "Siamo stati informati: l’episodio verrà sottoposto a verifiche per appurare cosa non ha funzionato e anche come mai"
Palmanova 9 Marzo 2017. sede 112 Copyright Petrussi Foto Press Turco Massimo
Palmanova 9 Marzo 2017. sede 112 Copyright Petrussi Foto Press Turco Massimo

TRIESTE Un anziano steso per terra, in casa. L’ambulanza che arriverà dopo oltre un’ora. E dopo ben cinque chiamate al centralino. È successo a Trieste. Sotto accusa il Nue, il Numero unico di emergenza: il 112. L’episodio risale alla mattina di lunedì 14 agosto.

I fatti. Lunedì, dunque. La signora Elena B. cerca di contattare al cellulare il padre, un ottantunenne che soffre di enfisema polmonare e insufficienza respiratoria. Non risponde. La figlia, preoccupata, si precipita subito a casa del papà in zona via Paisiello. Lo trova in bagno, riverso sul pavimento, con la testa sotto il termosifone. È lì, in quelle condizioni, dalla sera prima. Ha avuto un malore, forse per il caldo, ed è caduto. Ed è senza il tubetto dell’ossigeno che usa abitualmente.

«Appena ho visto la situazione, ho telefonato subito al 112 e intanto ho cercato di togliere mio papà da quella posizione, trascinandolo fuori per metterlo in sicurezza in corridoio», racconta la donna. «È stata la mia nipote di otto anni a darmi una mano... mio padre capiva, ma non riusciva a parlare».

Attenzione all’ora: in quel momento, quando Elena telefona per la prima volta al 112, sono le 10.13. La conversazione con l’operatore, anzi gli operatori, si protrae per 2 minuti e 54 secondi: La signora parla prima con un centralinista del Nue e poi, stando a quanto riferisce lei stessa, probabilmente con un addetto della centrale operativa del 118. A cui, a quanto pare, viene inoltrata la segnalazione.

«Sì – conferma Elena – mi hanno passato chi gestisce i soccorsi sanitari. Mi hanno domandato cosa è accaduto e se mio padre era cosciente o meno. E mi hanno detto che appena avessero avuto un’ambulanza libera, sarebbe venuta». Trascorrono i minuti ma dei soccorsi non c’è traccia. Il papà, intanto, è sempre per terra. La figlia, allarmata, gli rimette l’ossigeno e riprova un’altra volta con il 112: la chiamata parte alle 10.33. Sta al telefono altri 2’ e 21’’. Ma ancora niente ambulanza.

Le tempistiche trovano conferma nella sequenza dei contatti: nello screenshot della schermata del cellulare che la donna si è premurata di conservare per avere le prove di quanto accaduto. Ritenta alle 10 e 49: parla con l’operatore per ulteriori 2’ e 6’’. È tempo che passa, ma non si vede ancora nulla. Elena è esasperata. Alle 11.01 compone lo 040-3991111, il centralino unico dell’Asuits, con la speranza di poter parlare direttamente col pronto soccorso. Ma in 4’ e 7’’ le viene spiegato, in sostanza, di rivolgersi al 112. «Ci dispiace, noi non possiamo fare nulla».

Elena ricompone il numero: lo fa alle 11.08 (1’ e 15’’ di chiamata). Ma niente. Riprova un’ultima volta alle 11.23 (43’’). Finalmente è quella buona: «Dopo circa dieci minuti è giunta l’ambulanza che ha portato mio papà in pronto soccorso», ricorda la signora. Se quanto afferma è esatto, dal primo tentativo delle 10.13, all’arrivo dei sanitari, passa circa 1 ora e 20. Certamente più di un’ora. Sei chiamate in tutto, di cui una in ospedale.

«Nel frattempo – ripercorre la figlia – io e mia nipote di 8 anni abbiamo soccorso mio padre. Gli abbiamo liberato la testa che era incastrata tra il pavimento e il termosifone. Lo abbiamo trascinato in corridoio e messo su un cuscino, tutto questo tra pianti miei e della bambina e telefonate che promettevano aiuti che non arrivavano mai». Il panico. «Ringrazio solo mia nipote Alice che a 8 anni con sangue freddo, seppur piangente, è riuscita ad aiutare il bisnonno. Il 112 è un fallimento. È un’organizzazione da terzo mondo».

I vertici della sanità regionale sono al corrente del caso. «Sono stata informata – spiega l’assessore Maria Sandra Telesca – e come tutti gli episodi segnalati, anche questo verrà sottoposto a verifiche. Andremo ad appurare tutto: le registrazioni delle telefonate e i tempi d’intervento. Sapremo dare una risposta: capiremo cosa è successo, cosa non ha funzionato e perché».

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