Anziane raggirate, bottino da 1,1 milioni

Accusa di circonvenzione di incapace e ricettazione per cinque persone riuscite a sottrarre case e risparmi a tre donne sole

«Questa casa non ti serve più. Lasciala a noi, la facciamo mettere a posto con un restauro come si deve». Tutto era cominciato con questa proposta avanzata da una famiglia, composta da padre, madre e tre figli, nei confronti di un’anziana, che poco tempo prima si era trasferita in una casa di riposo. Una proposta apparentemente amichevole e di buon senso dietro alla quale però, hanno accertato le indagini della polizia locale coordinate dal pm Antonio Miggiani, si nascondeva un colossale raggiro del valore complessivo di oltre un milione e 100mila euro. Una cifra record pagata cash dall’anziana e da altre due vittime dello stesso trucco.

Il pm Miggiani, che ha depositato nei giorni scorsi l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, si appresta a chiedere il rinvio a giudizio della famigliola. Tutti i componenti sono indagati per circonvenzione di incapace e, a vario titolo, di ricettazione. Difensori gli avvocati Paolo Codiglia e Laura Rinaldi: nei prossimi giorni - hanno fatto sapere i legali - chiederanno la copia degli atti d’indagine del pm.

Tutto è nato da un banalissimo controllo edilizio effettuato dagli agenti della polizia locale nell’appartamento di proprietà dell’anziana. Una verifica che, sul piano tecnico, non aveva evidenziato alcuna irregolarità. Ma gli agenti si erano accorti che la casa, pur essendo di proprietà della signora, era stata ceduta in comodato d’uso gratuito a una persona risultata priva di qualsiasi legame di parentela. S.R., queste le iniziali del beneficiario dell’abitazione, aveva dichiarato di aver fatto le cose per bene, riferendo dell’esistenza di un regolare contratto definito in calce con la firma dell’anziana. Qui però, per lui, sono iniziati i guai. Perché, da una successiva verifica, gli agenti si sono accorti che la donna era in precarie condizioni di salute ed - evidentemente - non era in grado nè di capire, nè di firmare un contratto.

Ad attirare l’attenzione degli inquirenti anche una seconda circostanza sospetta. Era emerso che la banca dove la donna aveva depositato i propri risparmi, si trovava vicina alla residenza di S.R.. Un indizio che gli agenti non hanno trascurato, specie quando poi hanno scoperto, facendo degli accertamenti sul posto, che l’unica persona che frequentava la casa dell’anziana - in quel momento interessata da lavori restauro - era la moglie di S.R..

Così è stata inviata un’informativa al pm Miggiani, che ha disposto altre verifiche. Da lì è emerso che altre due anziane ospiti della casa di riposo erano finite nel mirino della famigliola di truffatori. In seguito altri controlli certosini sui conti correnti hanno consentito di scoprire che i beni della vittima (ma anche quelli delle altre due poi identificate) erano stati “acquisiti” in modo irregolare dalla famiglia specializzata nell’arte del raggiro. In tutto, per l’esattezza 1.133.434 euro. Soldi che sono stati utilizzati in parte anche per l’acquisto di immobili e autovetture.

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