Antonione: «Senza Lubiana un’Euroregione monca» Budin è prudente e replica: «La Slovenia ci ripenserà»

Parte l'Euroregione, il Gruppo europeo di cooperazione transfrontaliera tra Friuli Venezia Giulia, Veneto, Carinzia e le contee Istriana e Litoraneo montana. La Slovenia per ora non ha voluto firmare. L'ex sottosegretario agli Esteri Antonione dichiara: Senza di loro, Euroregione monca. Che ne pensate?
TRIESTE
Milos Budin è convinto che la Slovenia ci ripenserà. Roberto Antonione, invece, ritiene che la Slovenia «va aiutata a cambiare idea». Altrimenti, aggiunge l’ex sottosegretario agli Esteri, «avremmo un’Euroregione molto riduttiva e, forse, senza senso: di che parliamo se perdiamo la contiguità territoriale?». Il giorno dopo l’impegno a creare un Gect, Gruppo europeo di cooperazione transfrontaliera, siglato da Friuli Venezia Giulia, Veneto, Carinzia e dalle contee Istriana e Litoraneo-montana, l’assenza della Repubblica slovena fa discutere.


La Cdl, in particolare, distribuisce veleno sull’«Euroregione col buco» come la chiama Roberto Menia. Antonione parla di una contiguità «in linea marina» nel caso di una Slovenia davvero assente dal progetto (Riccardo Illy e i partner hanno dato un mese di tempo allo Stato confinante per decidere se fare parte o meno del Gect) come di una «soluzione tirata per i capelli». Insiste «sull’inutilità di un’Euroregione monca» e suggerisce una via d’uscita: «Se la Slovenia, considerandole utili, chiede l’allargamento a Stiria e regioni ungheresi, meglio sarebbe cancellare la pregiudiziale e lasciare aperta quella porta. Si potrebbe partire, insomma, e successivamente mediare e, nel caso, modificare le scelte iniziali». Chi invece ritiene che la Slovenia non farà mai parte del progetto è il segretario di An Menia: «Un altro “bluff” di Illy è finito ingloriosamente. Non occorre essere statisti per capire che l’Euroregione come la racconta il nostro governatore non la si potrà mai fare: come pensare che uno Stato voglia rapportarsi con delle Regioni?. Se fossi uno sloveno, ovvio, non discuterei con Illy ma con D’Alema». Dal fronte dell’opposizione attacca anche il capogruppo di An Luca Ciriani che parla di «schiaffo politico a Illy» e più in generale di «fragile castello di carta».


Molto prudenti, dall’altra parte, le dichiarazioni del sottosegretario al Commercio internazionale diessino Budin: «I Gect sono una novità, vanno studiati e interpretati. Immagino che la Slovenia stia facendo questo con molta attenzione e credo che l’assenza di giovedì vada spiegata con la necessità di approfondire il quadro. Un’Euroregione senza Slovenia? E’ chiaro che è meglio che non accada e il mio auspicio è che alla fine tutto si risolva. E’ solo un’opinione personale ma credo che andrà così». L’assenza della Slovenia a Villa Manin è comunque stata pesante, osserva la maggioranza. «E’ evidente che l’Euroregione diventerebbe molto più forte con la presenza della cultura e della lingua slovena – sostiene il capogruppo dei Ds Franco Travanut –. Farne a meno significherebbe perdere la peculiarità di un territorio dove s’incontrano idiomi storici, uno dei puntelli dell’iniziativa euroregionale. L’assenza della Slovenia al vertice non è un motivo sufficiente per disperare, auspichiamo che le sensazioni di oggi cambino tra un mese». Anche Antonio Ius, coordinatore regionale della Margherita, si augura «che la vicina Repubblica cambi idea.


E’ un elemento chiave in questo contesto territoriale, sarebbe un peccato doverne fare a meno e le porte andranno dunque tenute sempre aperte. Dopo di che, come giustamente ha rilevato il presidente Illy, non si può rimanere fermi ad aspettare chi non ci sta». Giulio Lauri, segretario regionale di Rc, non è troppo sorpreso: «La Slovenia è uno Stato ed è comprensibile che intenda privilegiare i rapporti istituzionali al suo livello. Così come è comprensibile che spinga per allargare l’Euroregione a Stiria e regioni ungheresi per potere poi svolgere un ruolo di baricentro geopolitico». Come superare queste resistenze? «Convincendo la Slovenia dell’utilità del progetto non dal punto di vista economico-produttivo ma da quello della cooperazione sociale».

Marco Ballico

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