Antonione: "Pronto a candidarmi a sindaco di Trieste"

L'ex sottosegretario agli Esteri ed ex coordinatore nazionale di Forza Italia non gioca più a nascondino. Dopo la 'sponsorizzazione' del premier Berlusconi arriva la 'benedizione' di Frattini. "Ma occorre il più ampio consenso possibile. Lista civica? Solo se la coalizione la volesse. Se però dai sondaggi scoprissi di non godere di un certo gradimento ne prenderei atto"
Roberto Antonione con il Cavaliere
Roberto Antonione con il Cavaliere
TRIESTE.
«Sono pronto. L’ho detto a Berlusconi». Che Roberto Antonione non giochi più a nascondino ormai è chiaro. In ballo c’è la corsa alla poltrona di sindaco del dopo-Dipiazza, per cui il premier lo sponsorizza in prima persona. Così il diretto interessato - che intanto incassa anche la benedizione del ministro Frattini - attende, fiducioso, la convergenza dei sì degli alleati e l’investitura ufficiale a candidato.


Allora, onorevole Antonione, come ha preso i commenti rispetto alla sua possibile candidatura?

Devo dire che è complesso commentare, sono stati due giorni parecchio movimentati. Evidentemente la cosa ha avuto un grande risalto e voglio ringraziare chi ha avuto parole di stima per me: Compagnon, Fontanini, Fedriga, Menia e il presidente Tondo. Anche gli avversari del centrosinistra non hanno avuto da eccepire sul mio nome, esprimendo apprezzamento verso la persona. Tutto molto positivo, insomma, ma non significa che ancora ci sia la candidatura.


Qualcuno ha fatto capire che lei potrebbe pagare un deficit in fatto di radicamento sul territorio. Cosa ne pensa?

Il radicamento sul territorio è diventato un aspetto complicato per uno che è stato sottosegretario agli Affari esteri. Non si è trattato certo di cattiva volontà. Ho sempre cercato di svolgere al meglio il ruolo affidatomi, quindi mi sono interessato maggiormente di politica estera. In ogni caso è normale, tra commenti sostanzialmente equilibrati, che qualcuno preferirebbe vedere candidati se stesso o altre persone. Possiamo anche avere la possibilità di capire chi scegliere.


Cosa intende?

Ci sono i sondaggi. Io non mi nascondo, ma se dovessi scoprire di non godere di un certo gradimento, ne prenderei atto. Dovessi essere considerato qui un marziano, tornerei su Marte.

Intanto gli alleati non hanno chiuso la porta.

Un altro elemento su cui ragionare è la capacità di avere il consenso della coalizione, non solo del proprio partito. Nelle parole degli esponenti di Lega Nord, Udc e in quelle di Roberto Menia non ho letto pregiudizi. Ragioneremo con i vertici nazionali e locali.


Lei è pronto a dire di sì?

Sono pronto eventualmente. L’ho detto a Silvio Berlusconi: se ci sono le condizioni, sono pronto.


Ha sentito il premier dopo l’uscita della notizia?

Lui no, ma con i responsabili nazionali del Pdl ci siamo sentiti. La prossima settimana ne riparleremo.


E il presidente della Regione Renzo Tondo?

Con Tondo e con il coordinatore regionale del Pdl Isidoro Gottardo ci vedremo sicuramente a Grado per la festa regionale del partito (dal 24 al 26 settembre, ndr) e parleremo. Con Gottardo comunque ci sentiamo spesso e ci incontriamo a Roma tre giorni alla settimana (alla Camera, ndr).


La sua candidatura con una lista civica e i partiti in appoggio è possibile?

Sono iscritto al Pdl e sono stato coordinatore nazionale di Forza Italia. Quindi, se lo faccio mi candido con il partito. Qualora la coalizione dovesse pensare che una soluzione come quella adottata con Roberto Dipiazza potesse essere un’operazione valida, vedremo.


Lega Nord e Udc sono contrari alle liste civiche.

Le liste civiche hanno senso se il candidato non è un politico.


Crede di poter riuscire a intercettare anche i voti degli elettori rimasti orfani di Riccardo Illy?

Un’analisi di questo tipo è prematura. Credo che gli elettori vogliano prima di tutto vedere nomi certi e programmi, incluso l’elettorato eterogeneo che faceva riferimento a Illy.


Per dare il via libera al suo nome, Giulio Camber otterrà in cambio, con i suoi uomini, la poltrona dell’Autorità portuale e la candidatura alla Provincia?

Quando si parla di trovare un’intesa, questa non dev’essere spartitoria. Contano la capacità di avere consenso e un programma con punti qualificanti per garantire un futuro importante alla città. Più degli uomini, sono importanti le idee.


Nel caso, come si porrà verso il movimento guidato dall’ex assessore comunale Franco Bandelli?

Quando si affrontano sfide così impegnative e importanti, l’appuntamento elettorale è un momento e la responsabilità aumenta poi esponenzialmente. Per guidare questa città è necessario trovare il più ampio consenso possibile, chiunque ne avrà la responsabilità dovrà tentare di coinvolgere la più larga rappresentanza possibile. In passato Trieste si è ritrovata divisa in maniera drammatica, cosa che ha portato a un mancato sviluppo e a perdere sfide significative. È ora di guardare avanti.


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