Antichi alberi da frutto ritornano negli orti

L’agronomo muggesano Loris Dilena seleziona da quarant’anni preziosi “cultivar” ormai quasi estinti

MUGGIA. È partito da Muggia questa settimana un progetto per il recupero delle antiche “cultivar” fruttifere della Venezia Giulia e dell’Istria. Protagonista dell’operazione agricola e culturale dagli interessanti risvolti economici l’agronomo muggesano Loris Dilena, il cui lavoro di ricerca e catalogazione di antiche piatte fruttifere in via d’estinzione nell’area triestina, muggesana e istriana è stato integralmente “sposato” dall’azienda faentina “Fruttidoro” di Samuele Dalmonte. “Il frutto ritrovato”, questo il nome del progetto già in fase operativa, è frutto di un impegno che Dilena sta conducendo da una quarantina d’anni. «Ho lavorato sul terreno – spiega – girovagando per le campagne giuliane e istriane alla ricerca di vecchie piante, intervistando i contadini, ricostruendo la storia di ogni specie di raro albero da frutta, mappando piante importanti anche da un punto di vista monumentale. Ci sono dei cultivar di pero in quel di Montona d’Istria che raggiungono addirittura i 15 metri di altezza. In totale ho rintracciato circa 120 cultivar che rischiavano di sparire». Accanto al pero di Montona, l’agronomo cita, tra i tanti, le mele completamente carminie “mujesane”, le succose ciliegie bianche “pisone” rintracciate sul Carso e lungo l’area collinare roianese, i “persighi sopa in vin”, le “sariese de manigo curto de Muja”, i profumati “peri gentili” dell’Istria centrale. L’elenco è lungo e stuzzicante, ma quel che è fondamentale è che ora questi rari frutti verranno preservati dall’oblio. Il vivaio faentino si è dimostrato interessato alla ricerca dell’agronomo muggesano. Gli antichi cultivar verranno prelevati dalle loro aree originali e saranno prodotte delle “piante madri” a tutela della specie. Poi gli appassionati cultori dell’orto, ma anche le aziende di frutticoltura potranno acquistarli e impostarli sui propri terreni. «Sono alberi molto resistenti agli insetti e alle malattie fungine – precisa Dilena – non abbisognano di trattamenti e, dunque, sono in grado di produrre frutta davvero “biologica”. Detto che “cultivar” è un termine di origine anglosassone, “cultivaded variety”, ovvero varietà coltivata, in uso dal 1950 in avanti, e che si parla di varietà solo indicando le piante selvatiche, va precisato che il vivaio faentino sarà custode delle piante madri e che la loro riproduzione avverrà mediante innesto su delle varietà selvatiche. Per i curiosi e gli amanti della frutta triestini e regionali c’è una notizia confortante: l’azienda “Fruttidoro” è presente ogni anno agli “Horti Tergestini”. E dal 2016 sarà in grado di presentare piante di “sariese muggesane” e “peri istriani gentili” a tutto il pubblico.

«Un particolare interessante di questa ricerca è che i cultivar catalogati sono tutti di origine austroungarica. Le specie coltivate che si trovavano dalle nostre parti – afferma Dilena – provenivano dall’Ungheria o dalla Dalmazia e da altre regioni dell’impero dove per secoli venivano selezionate dai contadini.»

Per approfondimenti e informazioni, la mail è loris.dilena@yahoo.it

Maurizio Lozei

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