Antica Diga, soldi svaniti nel nulla Brumat finisce ai domiciliari

Amministratore di fatto della fallita “D’Arcano Sviluppo Europa” che aveva gestito lo stabilimento Distratti quasi 135mila euro che avrebbero dovuto essere impiegati per pagare i creditori
Di Corrado Barbacini
FOTO BRUNI TRIESTE 04 05 09 LA DIGA
FOTO BRUNI TRIESTE 04 05 09 LA DIGA

Una raffica di bonifici effettuati a cavallo della sentenza di fallimento della società D’Arcano Sviluppo Europa che dalla primavera del 2011 aveva preso in gestione lo stabilimento balnerare dell’Antica Diga. In tutto quasi 135mila euro. Soldi spariti nel nulla, mentre avrebbero dovuto essere utilizzati per pagare i creditori.

In arresto è finito Franco Brumat, 61 anni, monfalconese e amministratore di fatto della società. Brumat (che la scorsa estate aveva fatto ripartire lo stabilimento come presidente dell’associazione "L'antica Diga - L'Isola di Trieste", titolare delle concessioni) è stato raggiunto dai finanzieri della Tributaria nella sua abitazione di Gorizia dove gli è stata notificata un’ordinanza di custodia cautelare domiciliare emessa dal gip Raffaele Morvay su richiesta del pm Matteo Tripani.

Le indagini del pm sono scattate dopo che la relazione del curatore fallimentare Stefano Germani aveva evidenziato non solo una serie di elementi definiti di disinvolta condotta fiscale da parte di Brumat, ma soprattutto una sistematica appropriazione della liquidità della società a favore di altre imprese che facevano riferimento allo stesso imprenditore. Non solo. Franco Brumat era stato inabilitato all’esercizio di un’impresa comerciale dopo aver subìto una condanna inflitta dal Tribunale di Udine.

Questo il giro d’affari. La società D’Arcano Sviluppo Europa era stata costituita con un capitale di 10mila euro non interamente versato il 15 settembre del 2011 per iniziativa di Sergio D’Arcano e Franco Brumat. Nell’agosto del 2012 la quota di D’Arcano era stata ceduta alla società croata Vino Mare riconducibile allo stesso Brumat. Il quale poi è subentrato a D’Arcano nel ruolo di amministratore. Le indagini hanno evidenziato in particolare cinque bonifici per l’ammontare di 45mila euro a favore della società croata. Poi altri otto versamenti per un totale di 67mila euro: beneficiario è risultato essere lo stesso Brumat. E ancora analoghi bonifici per 22mila euro, senza causale.

Ma i primi segni di cedimento - culminati nel fallimento sentenziato il 18 dicembre 2012 dal giudice Giovanni Sansone - la D’Arcano Sviluppo Europa li aveva avuti già nel febbraio di quell’anno. Quando a fine stagione 2011 diversi fornitori erano stati lasciati a bocca asciutta e rivolgendosi a studi legali avevano lamentato migliaia di euro di debiti. A pretendere il dovuto erano anche camerieri, cuochi, organizzatori di serate, addetti alla comunicazione che attendevano stipendi o il pagamento di fatture emesse nel 2011. «Noi siamo venuti a Trieste per togliere le "pantegane" dalla Diga - sottolineava allora a fronte di questa situazione Franco Brumat, amministratore della società - abbiamo avuto le istituzioni contro e i dipendenti che non hanno fatto gli interessi dell’azienda». Nella presentazione dell’Antica Diga pochi mesi prima del crac da 700 mila euro era apparsa questa frase: «La D’Arcano Sviluppo Europa vuole svolgere attività di rilancio dell’area di Trieste e di sviluppo nell’Europa dell’est».

Ieri è arrivato l’arresto. Entro martedì Brumat sarà interrogato dal gip Morvay. È assistito dall’avvocato Luca Beorchia.

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