Antica Diga, braccio di ferro sulla guida dell’associazione

Nuovi aspiranti gestori dello stabilimento chiuso da tempo: Brumat, scalzato dalla presidenza per «decaduti requisiti morali», reagisce con denunce
Di Laura Tonero
Lasorte Trieste 17/07/13 - Diga
Lasorte Trieste 17/07/13 - Diga

L'Antica Diga dovrebbe riaprire. Ma tra il dire e il fare ci sono di mezzo mille intoppi. Ad aver puntato gli occhi su quell’area di fronte a piazza Unità, o più precisamente sull'associazione che ne detiene la concessione, è un gruppo di friulani e triestini che stanno tentando una sorta di colpo di mano: far decadere Franco Brumat dalla presidenza dell'associazione L'Antica Diga - l'Isola di Trieste. Le motivazioni sulle quali stanno facendo leva i nuovi aspiranti gestori per scalzare Brumat dalla guida della concessionaria sono «i decaduti requisiti morali». Brumat lo scorso gennaio, in qualità di amministratore delegato della fallita D’Arcano Sviluppo Europa, era infatti finito ai domiciliari con l'accusa di aver distratto quasi 135mila euro che avrebbero dovuto essere impiegati per pagare i creditori dello stabilimento.

Difficile capire a oggi chi faccia parte del consiglio direttivo dell'associazione dilettantistica, chi siano i soci rimasti all'interno del sodalizio. Alcuni erano stati espulsi per non aver pagato le quote, altri se ne sarebbero andati di propria volontà. Fatto sta che un gruppo di appartenenti alla concessionaria nelle ultime settimane ha convocato delle assemblee in un locale di via Valdirivo, senza interpellare Brumat, per mettere a punto una strategia che lo tagli definitivamente fuori dalle sorti della Diga. I presenti, alcuni muniti anche di deleghe, hanno eletto temporaneamente presidente Katiuscia Stekar, titolare assieme alla madre del ristorante Majda di Gorizia.

Ovviamente Brumat non ci sta. Reduce da rilevanti problemi di salute, non si è perso d’animo e a suon di denunce già depositate in Procura ha avviato una contromossa per non farsi scalzare dalla presidenza. Depositando anche alla sede dell’Autorità portuale tutta la documentazione, tenuto conto anche del fatto che in base allo statuto il presidente dell'associazione ha trenta giorni di tempo per impugnare la decadenza.

Aprire a fine agosto sembra ridicolo, ma il gruppo di persone interessate mira a un progetto più ampio che potrebbe iniziare tra meno di un mese e poi proseguire anche nei mesi più freddi con qualche iniziativa sporadica, in attesa del prossimo anno. «Intendiamo fare investimenti - spiegano - e sviluppare anche una serie di iniziative agonistiche. Pensiamo a gare di pesca o a vela». L'idea che hanno in mente è quella di ripristinare lo stabilimento balneare e anche il servizio di ristorazione creando però due diversi locali: uno in cui servire fritti, panini e qualche altra pietanza veloce, e un altro dedito alla ristorazione di livello più elevato. Per far arrivare i bagnanti e i clienti del ristorante gratuitamente sulla Diga sarebbe già stata presa a noleggio un'imbarcazione da 50 posti in arrivo dall'isola d'Elba. Per le serate verrebbe ripristinato l'utilizzo dell'Araxi.

Ora tra Brumat e il gruppo di papabili gestori è iniziato un braccio di ferro. Da una parte c'è chi vorrebbe entrare e far ripartire lo stabilimento ma non ne possiede nemmeno le chiavi; dall'altra chi si dice disposto a reinvestire un milione di euro su quella Diga ed è alla ricerca di un partner. La città intanto sembra non crederci più, della Diga quest'estate i triestini non si sono nemmeno ricordati. Eppure nei primi anni di apertura c'era la fila per accaparrarsi uno dei lettini sistemati in riva la mare.

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