Ansiolitico prescritto dal medico. Patente restituita dopo un anno

GORIZIA Quante persone assumono ansiolitici? Sicuramente molte, ma attenzione a mettersi alla guida. Perchè a rimanere coinvolti in un incidente stradale, la situazione potrebbe complicarsi: trovarsi positivi alle benzodiazepine, contenenti in questa tipologia di farmaci, può comportare la sospensione della patente. È accaduto a una monfalconese di 39 anni, rimasta coinvolta in uno schianto lungo il Vallone, lo scorso giugno. La donna, al volante della sua auto, dopo l’impatto era finita contro un palo. Come da procedura, la monfalconese era stata sottoposta all’alcoltest, risultato negativo, nonché all’accertamento sanitario, alla quale era stata invitata e aveva tranquillamente accettato, sulle sue condizioni psico-fisiche. All’ospedale aveva quindi anche eseguito le analisi del sangue e delle urine. Era risultata negativa a tutto, tranne alle benzodiazepine, riconducibili alla cura ansiolitica. Il tutto era approdato in Prefettura che aveva disposto la sospensione provvisoria della patente per un anno.
La monfalconese, affidatasi al legale avvocato Massimo Bruno, ha presentato ricorso davanti al giudice di pace di Gorizia, Giuseppe La Licata. Il quale ha annullato il decreto di sospensione della patente ordinandone la restituzione alla donna. Spetterà ora al giudice del Tribunale di Gorizia decidere in merito alla sospensione definitiva del documento, ma intanto la monfalconese l’ha potuto riavere a fronte dell’annullamento del provvedimento provvisorio.
Ciò che emerge alla luce di quanto disposto dal giudice di pace è un particolare aspetto. Se attraverso l’alcoltest viene quantificato lo stato di ebbrezza, le analisi di sangue e urina si limitano a indicare il solo esito positivo o negativo. Secondo la giurisprudenza, non è sufficiente il semplice dato della positività, ma è necessaria una prova sulla “attualità” dell’assunzione della sostanza psicotropa. In altre parole, deve risultare con evidenza l’alterazione provocata dal farmaco, che può rilevarsi dalle stesse condizioni fisiche dell’automobilista nell’immediatezza dell’incidente stradale. Le pupille dilatate, una dialettica sconnessa o movimenti scomposti sono chiari elementi in tal senso. Durante la verifica sanitaria alla monfalconese non erano stati riscontrati indici dai quali poter desumere che stesse guidando sotto l’effetto di sostanze psicotrope. Durante il procedimento davanti al giudice di pace il medico di base della donna ha peraltro dichiarato di averle prescritto l’ansiolitico, in dosi minime. Il fatto di aver rilevato le benzodiazepine nelle urine, ha sempre osservato il medico, significa che l’effetto del farmaco è ormai “smaltito”.
L’avvocato Bruno ha osservato: «Il fatto di risultare positivi all’analisi non significa guidare sotto l’effetto di sostanze psicotrope. Nel caso di specie non vi era alcun elemento tale da indurre una simile conclusione. Anzi, è emerso in causa che il farmaco contenente la sostanza in questione era stato regolarmente prescritto dal medico e la posologia era minima. Tenuto conto, infine, che le benzodiazepine lasciano tracce nell’organismo anche per alcuni giorni, non c’era alcun elemento per ritenere che la signora guidasse in condizioni di alterazione derivante dall’uso di sostanze psicotrope. Da qui la corretta sentenza pronunciata dal giudice di pace». –
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