Anno nero per il lavoro in Istria: i disoccupati crescono del 38%
POLA Continua a salire la disoccupazione in Istria, tuttavia la crescita nel novembre scorso è stata inferiore alla vera e propria impennata del mese precedente. Stando al rapporto pubblicato dall’Istituto nazionale del pubblico impiego, a fine novembre nella penisola i disoccupati erano 6.387, il 6% in più rispetto al mese prima. Su base annua la crescita è molto accentuata: + 38,1%. In altri termini alla fine di novembre del 2019 in Istria lavoravano 1.800 persone in più. Circa la metà dei senza lavoro risiede nel meridione della penisola nell’area polese, che tra l’altro è quella più densamente popolata mentre all’altro estremo troviamo il pinguentino con soli 108 disoccupati. Il polese è seguito dal parentino con 943 disoccupati, l’umaghese (656), il rovignese (636) , l’albonese (537) e quindi il pisinese (371).
Per fascie di età la disoccupazione colpisce soprattutto i giovani tra 15 e 34 anni, con 162 senza lavoro in più rispetto al mese precedente. Per gli over 50 l’aumento è di un centinaio disoccupati. Sul versante delle offerte di lavoro, le aziende, le istituzioni e gli enti pubblici e privati mettono a disposizione 191 posti. I profili professionali maggiormente ricercati sono gli insegnanti, i professori, i ricercatori, i muratori, cuochi e camerieri. Ma si può dire che alla fonte della crescita dei disoccupati ci siano i devastanti effetti della pandemia che colpisce soprattutto le piccole e medie aziende e i piccoli imprenditori. Categorie queste costrette a sfoltire il personale vista la diminuzione della domanda dei loro prodotti e servizi sul mercato.
La crisi invece sembra colpire superficialmente il settore del pubblico impiego, almeno per quel che riguarda l’esercito dei 287 dipendenti dell’amministrazione regionale che riceveranno una gratifica natalizia di 333 euro, una spesa prevista dal bilancio. Non hanno diritto al regalo sotto l’albero il presidente della regione e i suoi due sostituti.
L’Istria è l’unica regione in Croazia in cui causa la pandemia ai dipendenti è stato ridotto lo stipendio per 6 mesi.
Ma c’è anche il rovescio della medaglia. Lo dimostra il fatto che una società come la slovena Cimos che produce componenti per l’industria automobilistica, ha annunciato la chiusura del suo reparto dislocato nell’ex centro minerario istriano non per crisi o disavanzi di gestione, ma per la carenza di manodopera. —
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