Anno giudiziario a Trieste, De Rosa: "Carenza di personale: siamo in emergenza". Grohmann: "Attenzione alle infiltrazioni mafiose"
TRIESTE Il «costante e tipologicamente sempre più variegato incremento» della domanda di giustizia «si scontra in modo sempre più preoccupante con la realtà del progressivo depauperamento delle risorse del personale amministrativo, la cui consistenza minimale ha purtroppo raggiunto ormai livelli di assoluta emergenza al punto da rendere quasi impossibile lo svolgimento di pure essenziali servizi».
È quanto scrive il presidente facente funzioni della Corte d'Appello di Trieste, Giuseppe De Rosa, nella relazione sull'amministrazione della giustizia per l'inaugurazione dell'Anno giudiziario 2021. La cerimonia si è svolta in forma ristretta a causa dell'emergenza covid.
«Vi sono uffici sostanzialmente privi di quelle figure funzionali che intrinsecamente ne costituiscono il motore operativo gestionale», sottolinea. Pur non registrando significative scoperture nell'organico dei magistrati, «permane l'insostenibile carenza del personale amministrativo e di cancelleria che tocca soglie di estrema criticità soprattutto presso il tribunale di Trieste, dove la percentuale di scopertura ha raggiunto il livello del 34,4%».
Per quanto riguarda il distretto, aggiunge, la Procura di Gorizia sconta una scopertura pari al 100% per la qualifica di direttore amministrativo (tre posti in pianta organica) e del 75% per la qualifica di funzionario giudiziario (un posto coperto su quattro in pianta organica). Le scoperture, puntualizza, investono soprattutto le figure apicali.
Nonostante il Covid, «rispetto ad altri distretti siamo riusciti a mantenere in presenza un numero elevato di processi». In generale «non si registra un calo di processi» a causa dell'emergenza, «ma un calo di procedimenti in presenza, forse intorno al 40-50%, ma comunque celebrati» - ha continuato De Rosa -.
«Abbiamo cercato di far fronte alla situazione» emergenziale «cercando di utilizzare il più possibile i processi in presenza fin dove era possibile e quando era possibile, con tutte le difficoltà dovute sia alla malattia sia alla presenza di personale in smart working sia alle difficoltà di accesso agli uffici».
In concreto, si legge nella relazione di De Rosa, «per l'area civile della Corte risulta che durante il lockdown sono state rinviate d'ufficio le udienze civili di 195 procedimenti e si sono tenute in presenza le udienze di 35. Successivamente di 314 procedimenti è stata effettuata la trattazione scritta. Per l'area penale risulta che tra l'inizio del mese di marzo e l'inizio del mese di maggio sono stati rinviati circa 480 procedimenti e si sono tenuti solo i processi con detenuti». Dalla relazione emerge inoltre che «è migliorato il dato sulle prescrizioni che sono state dichiarate in numero di 98 rispetto alle precedenti 104 rispettivamente dei due anni precedenti. In miglioramento anche i dati delle prescrizioni negli uffici del distretto».
Il procuratore generale della Corte d'appello, Dario Grohmann, ha invece puntato l'attenzione sulle infiltrazioni mafiose.
"La grande crisi economica conseguente alla pandemia - ha detto - ha di fatto temporaneamente raffreddato anche i tentativi di infiltrazioni criminali di stampo associativo mafioso, specialmente nei settori più esposti in questa regione, come la ristorazione e l'attività turistico alberghiera. Ma l'attenzione al fenomeno deve rimanere prioritaria e di altissimo livello».
«Quando le restrizioni conseguenti alla pandemia cesseranno - ha osservato - si verificheranno una serie di fattori concorrenti quali la necessità di disporre di capitali per la ripartenza delle attività chiuse per lunghi periodi e la ripresa degli appalti anche a seguito dei cospicui investimenti europei. È facile prevedere che in una situazione di generale difficoltà sociale e occupazionale - ha concluso - molti operatori economici non potranno ottenere credito dai canali legali ed è quindi altamente probabile che saranno avvicinati dalle organizzazioni criminali che dispongono di patrimoni illeciti praticamente illimitati».
Rotta balcanica e minori non accompagnati
«Costante motivo di preoccupazione è l'elevato numero di minori stranieri non accompagnati nonché il flusso migratorio proveniente dalla cosiddetta rotta balcanica che oltre a costituire una emergenza umanitaria resta uno dei problemi maggiori per tutte le amministrazioni dello Stato coinvolte».
Ha dichiarato ancora Dario Grohmann nel corso della cerimonia. «Le nuove procedure di riconoscimento giurisdizionale della protezione internazionale - ha aggiunto - si concludono in tempi assai ridotti, ma permane irrisolto il problema amministrativo dei rimpatri per i soggetti privi di documenti internazionali validi, nonché il respingimento alle frontiera che, sebbene previsto da accordi bilaterali, in assenza di un quadro normativo chiaro e univoco, espone le forze di polizia operanti nel settore dell'immigrazione a situazioni di imprevedibile e intollerabile responsabilità».
Rispondendo a margine della cerimonia a chi gli chiedeva se il reato di immigrazione clandestina andasse tolto, Grohmann ha risposto: «Sicuramente è un falso reato, cioè un reato che non esiste e non ha senso. Questo lo dice chiunque solo che ci sono motivi esclusivamente politici per non abrogarlo. Ripeto una posizione politica che ritiene che questo reato possa essere un deterrente cosa che invece non è».
Secondo la relazione del presidente facente funzioni della Corte d'Appello, Giuseppe De Rosa, dal primo luglio 2019 al 30 giugno 2020 sono state 769 le richieste di apertura di tutela per altrettanti minori stranieri non accompagnati (Msna). I provvedimenti emessi per la gestione delle tutele sono stati 1.247. Al 31 agosto erano presenti in Fvg 622 Msna. Ed «è rimasto purtroppo rilevante il già segnalato problema dell'esiguo numero di tutori volontari».
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