Anime opposte in piazza: fan in delirio per il Capitano e fischi dai contestatori
TRIESTE. C’è chi lo osanna e chi lo contesta duramente. A tutti è però chiaro che «Matteo» è l’evento. I fan della base lo chiamano per nome, ad alta voce, e nemmeno per gli altri c’è bisogno di specificare di chi si tratti. Inizia nelle prime ore di ieri l’attesa del ministro dell’Interno, vicepremier e numero uno del primo partito italiano dopo le elezioni europee di maggio. Le forze dell’ordine sono schierate a presidio di piazza Unità e delle Rive, non senza rallentamenti al traffico. Nel frattempo vicino alla stazione decine di persone manifestano contro di lui con cartelli e volantini. È la stessa rete che nel tardo pomeriggio, quando il vicepremier sarà già ripartito, si mobiliterà poi in piazza della Borsa per un presidio simbolico.
Tornando sulle Rive, il passaggio rimane interdetto per diversi minuti addirittura ai pedoni, contestualmente all’arrivo dei “big”: c’è infatti anche la delegazione del governo ungherese, che prima di entrare a Palazzo fa un giro nella zona del porto in motovedetta e poi sbarca in centro. Il governatore Massimiliano Fedriga intanto si aggira per la principale piazza cittadina, che man mano inizia a riempirsi di giornalisti, fotografi, cineoperatori.
L’imminente arrivo di Salvini manda in corto circuito un po’ tutto. In un primo momento è atteso in piazza Unità. Poi in piazza della Borsa, per quello che la stampa ribattezza immediatamente un “caffè leghista”. Ad attenderlo davanti a un bar ci sono, tra i tanti esponenti della Lega locale, il vicesindaco di Trieste Paolo Polidori e la sindaca di Monfalcone Anna Cisint. Presto però arriva un’ulteriore smentita nonché lo stesso Salvini, che si blinda subito in Prefettura, lontano dai riflettori.
Tutti si spostano di conseguenza. Quando esce, è il bagno di folla. C’è chi lo tocca. Chi lo intervista. Ci sono i selfie e le urla: «Matteo, Matteo». Il tutto avviene camminando verso il palazzo della Regione. Davanti a quest’ultimo si registra un momento di tensione. Alcuni contestatori scandiscono in coro: «Umanità, solidarietà».
E ancora: «Governo di Salvini, governo di assassini». Qualcuno brandisce una ruspa giocattolo. I simpatizzanti di Salvini rispondono, non solo ribadendo il nome del leader (ancora «Matteo, Matteo»). Qualcuno definisce i manifestanti anti-Salvini «figli di papà». Un simpatizzante leghista e un ragazzo di credo politico di segno opposto finiscono per discutere in maniera appassionata. Cercano di capirsi ma sembrano parlare linguaggi diversi. Le loro espressioni sono perplesse.
Ad ogni modo le due fazioni vengono divise dal personale della Digos in borghese con il supporto di qualche agente in antisommossa. Un centinaio di agenti delle forze dell’ordine, durante l’arco della giornata, è coordinato dalla Questura di Trieste: ci sono Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza, Guardia costiera e Polizia locale. Salvini viene contestato pure quando esce dalla sede della giunta regionale.
A inizio mattinata altri attimi di agitazione sono causati da uno zainetto, abbandonato nei pressi della stessa piazza e subito messo in sicurezza dagli artificieri. All’interno nulla di pericoloso: probabilmente solo un oggetto dimenticato.
Riproduzione riservata © Il Piccolo