Animalisti mobilitati: non sterminate i cinghiali nell'Isontino
CORMONS. Un autentico “bombardamento” di mail. Nonostante fosse domenica, la giornata di ieri ha registrato una quantità industriale di corrispondenza al nostro indirizzo di posta elettronica.
A scatenarsi gli animalisti che, da tutta Italia, hanno espresso il loro “no” secco all’abbattimento dei cinghiali. Peraltro, risulta che tutte le mail sono state indirizzate anche alla Provincia, sia al presidente Gherghetta che all’assessore all’Ambiente Mara Cernic. Si sono rifatti a un nostro servizio dei giorni scorsi in cui davamo conto che, in un anno, sono stati uccisi in provincia di Gorizia qualcosa come 502 cinghiali. Nella fattispecie: 387 nel distretto Collio, 103 nel distretto del Carso, 12 (questo perchè il cinghiale era sceso in pianura 10 mesi fa) nel distretto Pianura, zero in laguna. A questi numeri va aggiunto quello contenuto nell’ormai “famosa” determinazione della Provincia numero 649. È intitolata “Attuazione del provvedimento di deroga per il prelievo di esemplari di cinghiali (Sus scrofa). Seconda fase d’intervento”. In cosa consiste? Com’è noto, è stata data l’autorizzazione all’esecuzione del prelievo di 50 esemplari di cinghiali nel territorio delle riserve di caccia ricomprese nei Comuni di Medea, Farra, Dolegna, Gorizia, Cormòns, San Floriano, Mossa, San Lorenzo, Capriva e Gradisca. Una decisione per far fronte all’emergenza, visto che sono in costante (e preoccupante) aumento gli avvistamenti di ungulati anche nei pressi delle abitazioni.
Ma ecco alcuni passaggi delle mail inviate in redazione. «Lo sapevate che esistono da tempo le sterilizzazioni? È una procedura che si può effettuare al posto di uccidere, ma ovviamente richiede un minimo di organizzazione civile ed un impegno maggiore rispetto a quello di sparare con il fucile premendo un grilletto». C’è chi definisce «devastante» lo «sterminio dei cinghiali legalizzato dal “potere” politico. Invece di tutelare l’ambiente e l’habitat di questi esseri viventi la politica per una convivenza di tutte le specie sul territorio si sceglie di ammazzare».
Il file rouge è sempre lo stesso. Si ritengono gli abbattimenti «una misura estrema e senza senso». «Esprimo il mio dissenso - scrive un altro lettore - contro l’abbattimento dei cinghiali che sono costretti a cercare altrove cibo e acqua per la progressiva distruzione dell’habitat naturale del Collio goriziano a causa della coltivazione, soprattutto a vigneto, da parte dei coltivatori locali. Invito dunque ad una maggiore competenza nella gestione del territorio locale, sottoposto a un eccessivo disboscamento, che ha già provocato frane e smottamenti, oltre che problemi agli animali selvatici, che non hanno più spazio per vivere».
Secondo altri questi sono problemi «che non si possono certo risolvere con la violenza cieca». Un no su tutta la linea. Ma cosa diranno Coldiretti e Provincia?
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