Andrea Illy: non temiamo l’offensiva di Starbucks

Il numero uno di illycaffè: «Dopo un anno di crescita record vogliamo espanderci in Usa e Cina». Le barriere commerciali di Trump? «Spero siano solo minacce»

Da via Montenapoleone, nel cuore della Milano della moda, a San Francisco: continua l’espansione di illycaffè che è presente ormai in 43 Paesi con 263 fra bar e negozi. Il mercato del caffè è in grande fibrillazione. Si espande il canale dell’e-commerce e crescono le vendite retail in Italia e all’estero. L’azienda triestina mantiene un modello di business familiare nella proprietà con una decisa impronta manageriale con l’arrivo di Massimiliano Pognani. Sullo sfondo un mercato del caffè dove colossi come Nespresso e Starbucks (pronto a sbarcare anche in Italia) si stanno facendo più aggressivi. Andrea Illy, numero uno di illycaffè, spiega che la strada giusta per l’azienda triestina è quella di restare indipendente puntando sull’alta qualità del prodotto. E i risultati, sottolinea, confermano che questa è la strada giusta.

Andrea Illy, come è andato il 2016 di Illycaffè?

É stato un anno di crescita record per volumi e redditività netta con un fatturato di 460 milioni in crescita del 5,3%. Si è ulteriormente rafforzato l’equilibrio finanziario. Siamo in una fase di transizione dopo l’arrivo del nuovo amministratore delegato Massimiliano Pognani che ha il mandato preciso di accelerare lo sviluppo dell’azienda sfruttando la fase positiva del mercato.

Quali sono gli obiettivi di questa nuova strategia?

Puntiamo a consolidare la nostra leadership qualitativa a livello globale. Vogliamo rafforzare questa posizione aumentando la nostra penetrazione sui mercati di maggiore espansione in particolare negli Stati Uniti, in Cina e Middle East. Vogliamo svilupparci nel settore ristoranti, accelerare la crescita nei sistemi porzionati che stanno crescendo a doppia cifra e nel business to consumer attraverso i negozi monomarca. Pognani ha le caratteristiche giuste per dare impulso a questo programma. Nelle ultime due settimane abbiamo aperto due nuovi grandi punti vendita monomarca negli Stati Uniti, a San Francisco. E dal 1°aprile abbiamo inaugurato un caffè Illy a Milano nel quadrilatero della moda in via Napoleone.

Si aspetta un freno dalle barriere commerciali di Trump?

Spero siano soltanto minacce per ottenere vantaggi sui tavoli negoziali. Aspettiamo per giudicare. Anche sul fronte dell’ambiente Trump ha cancellato tutti i piani di Obama... La settimana scorsa 900 aziende americane hanno chiesto il rispetto degli impegni presi alla conferenza di Parigi. Mi sembra che la comunità finanziaria e imprenditoriale in tutto il mondo sia molto sensibile su questi temi. Oggi il mondo del consumo premia il rispetto della sostenibilità ambientale e il risparmio energetico. Di questo siamo tutti consapevoli. Non sono problemi che si possono eludere. Oggi una impresa non sostenibile è considerata rischiosa e il suo valore di mercato scende.

Preoccupati per lo sbarco di Starbucks in Italia?

No, assolutamente. Viviamo in un mondo globalizzato e non sono affatto stupito. Piuttosto mi sorprende che arrivino nel nostro Paese così in ritardo. Diciamo che lo considero uno scambio di cortesie: illycaffè ormai negli Usa è di casa da 35 anni e siamo la prima marca straniera. Naturale che Starbucks ricambi la visita.

Come si sta sviluppando la concorrenza sul mercato del caffè dopo il boom delle capsule porzionate e la diffusione degli shop in molte città?

Vediamo una tendenza crescente verso i consumi di qualità. In un mercato molto segmentato stanno crescendo molto i sistemi porzionati che hanno margini di sviluppo molto ampi. Inoltre la distribuzione diretta al consumatore è un valore aggiunto. Infine ci sono ancora grandi spazi per il mercato tradizionale, rappresentato dalla vecchia moka: la gente vuole ancora gustare il caffè come una volta. Prevedo una fase di consolidamento fra le imprese del settore.

Come intende illycaffè interpretare questa fase di consolidamento? Pensate a nuove acquisizioni?

Puntiamo sulla crescita organica. Vogliamo crescere e restare indipendenti grazie alla nostra unicità e alla ricerca della qualità assoluta. Per noi questo periodo di turbolenza sul mercato rappresenta una finestra di opportunità. Ma intanto molte aziende italiane finiscono in mani estere.. Non dovremmo essere prede ma anche predatori. Purtroppo noto una mancanza di reciprocità: le imprese italiane che finiscono all’estero sono sempre più numerose anche perchè più deboli e inferiori in termini di capitalizzazione. Non ci sono le condizioni per investire e finanziare la crescita: servono riforme per sostenere la competitività del Sistema Paese.

Riproduzione riservata © Il Piccolo