Andrea Illy: «La Borsa? Ipotesi valida ma ancora remota»
TRIESTE. Piani di sbarco in Borsa del gruppo Illy? Secondo il Financial Times il gruppo triestino avrebbe affidato al consulente Roland Berger il compito di valutare opzioni strategiche, tra cui la possibilità di una quotazione. Ma Andrea Illy esclude ci sia per ora allo studio un piano di quotazione: «Non è un progetto che la famiglia esclude a priori. Non siamo contrari ma per ora l’ipotesi di una quotazione resta molto remota. Lo studio affidato a Roland Berger non ha come finalità una possibile quotazione. Stiamo valutando le nostre strategie», chiarisce il presidente di illycaffè.
La mossa dell’azienda triestina, uno dei brand del caffè più noti a livello mondiale, secondo il quotidiano finanziario, si inserirebbe in una fase di profondo consolidamento in un settore che oggi vale 80 miliardi di dollari di giro d’affari.
In Italia, di recente, c’è stata la quotazione di Massimo Zanetti Beverages che ha catalizzato l’attenzione di investitori come Blackrock e Lazard. Il Financial Times fa un parallelo con ciò che avvenne pochi anni fa nel settore della birra, dove molti produttori si sono riuniti per creare campioni in grado di competere su scala mondiale. Il settore Food & Beverage oggi beneficia di una ancor maggior visibilità grazie alla vetrina di Expo Milano 2015 dove peraltro il gruppo Illy è protagonista come partner ufficiale dopo avere curato l’allestimento del Cluster del Caffè, il padiglione tematico già visitato da oltre un milione di persone. Potrebbe quindi essere il momento giusto, valuta il Financial Times, per esaminare la possibilità di una quotazione.
In realtà dal quartier generale della Illy si precisa che «Roland Berger è una delle tante società di consulenza con le quale Illy opera nello sforzo di migliorare costantemente il proprio business e il suo ruolo in campo sociale». «Non c’è stato -precisa Andrea Illy, che è anche presidente di Altagamma, l’associazione che raduna i marchi del lusso- alcun mandato specifico a Berger per esaminare progetti ipotetici di quotazione». Quotazione che non rientra per ora nei piani immediati del gruppo presieduto da Riccardo Illy anche se l’ipotesi è suggestiva in una fase di profonda trasformazione delle imprese a capitalismo familiare nel Paese. Il tema resta di grande attualità nel settore.
Di recente Lavazza, altro grosso marchio a conduzione familiare sotto i riflettori, ha opposto un deciso no comment sulla possibilità di sbarco in Borsa. Nel 2014 illycaffè, presieduta da Andrea Illy, ha registrato nel core business aziendale ricavi totali consolidati per 391 milioni in crescita del 4,5 per cento rispetto al 2013. Una azienda in decisa crescita.
Di fatto si stanno valutando opportunità di sviluppo che la triestina Illy sta valorizzando in questi giorni in cui è sotto i riflettori mondiali sotto le insegne dell’Expo. Ma non solo. Il gruppo è stato al centro di una importante diversificazione di prodotto. Sono oltre 7 milioni le tazzine di caffè servite ogni giorno con la miscela del caffè triestino che viene venduto in oltre 140 paesi ed è disponibile in più di 100.000 bar. Attorno al suo prodotto di base, la famiglia Illy ha costruito la holding Gruppo illy Spa, che controlla aziende alimentari di pregio come il cioccolato della genovese Domori, la casa da tè Dammann Frères assieme ai vigneti della Mastrojanni, Agrimontana (marmellata di alta qualità) e gelati Grom.
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