Ancora sotto sequestro la casa dell’uxoricidio

Fu teatro del delitto di Migena. L’Ater attenderà la fine del percorso legale  del marito prima di decidere come rientrare in possesso dell’appartamento 
Migena Kellezi, uccisa dal marito, Dritan Sulollari, in una foto tratta dal suo profilo Facebook. Gradisca d'Isonzo (Gorizia), 8 novembre 2017. +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++ .
Migena Kellezi, uccisa dal marito, Dritan Sulollari, in una foto tratta dal suo profilo Facebook. Gradisca d'Isonzo (Gorizia), 8 novembre 2017. +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++ .

GRADISCA. L’ “appartamento degli orrori” è ancora posto sotto sequestro. Sono a disposizione degli inquirenti i locali al civico 21 di via della Campagnola, a Gradisca d’Isonzo, teatro del brutale omicidio di Migena Kellezi, la donna la cui esistenza venne troncata nel novembre scorso dalla furia omicida del marito Dritan Sulollari. Nei giorni scorsi nella cittadina isontina si era sparsa la voce secondo cui l’Ater, l’ente per l’amministrazione ed assegnazione delle case popolari, fosse intenzionata ad intentare una causa nei confronti dell’omicida reo confesso. Un “rumor” smentito dallo stesso ente, attraverso il proprio ufficio legale. «La voce è del tutto priva di fondamento. Al momento non esiste alcun percorso legale nei confronti dell’inquilino – spiegano dall’Ater –. Qualsiasi decisione verrà presa eventualmente e solamente al termine del percorso legale che riguarda l’assegnatario dell’immobiele gradiscano di via della Campagnola». C’è poi un parallelo percorso – spiegano dall’ente – che riguarda eventuali decisioni che l’autorità giudiziaria dovesse prendere in merito alla situazione del minore (il figlioletto della coppia ndr) attualmente affidato a una struttura specializzata. Sinché non verrà fatta chiarezza su questi due punti, Ater non si muoverà in merito alla vicenda. «Anche se è chiaro – la conclusione del breve chiarimento ai nostri taccuini – che prima o dopo l’ente dovrà rientrare in possesso dell’immobile e fare le proprie valutazioni. Formalmente l’inquilino risulta il signor Sulollari, ma è chiaro che la sua vicenda giudiziaria potrebbe domiciliarlo altrove per lungo tempo». La trentenne Migena Kellezi venne uccisa a coltellate dal marito Dritan Sulollari. L’uomo, reo confesso e difeso dall’avvocato Paolo Bevilacqua, ha sempre riconosciuto le proprie responsabilità di fronte al pubblico ministero Laura Collini e ai carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Gorizia. Tuttavia le perizie potrebbero, in qualche modo, alleggerire parzialmente la sua posizione. In attesa del responso da parte di Carlo Moreschi, il medico legale incaricato dell’autopsia sul corpo della donna, le indagini dunque proseguono in altre direzioni. Il reparto scientifico dei carabinieri è tornato in queste settimane a Gradisca per eseguire nuovi rilievi nell’abitazione di via della Campagnola: l’obiettivo è raccogliere elementi utili a ricostruire nel dettaglio quanto accaduto quella mattina di novembre, confermando o smentendo la versione di Sulollari. Dopo l’aggressione omicida, il trentasettenne ex cameriere si era lavato e aveva chiamato un amico carabiniere dicendo di aver commesso una sciocchezza. La coppia si stava separando, ma fino al giorno dell’uxoricidio, tra i due non erano emersi particolari segni di tensione, almeno a livello pubblico. L’assassinio si è consumato nella prima mattinata all’interno dell’appartamento al piano terra dello stabile di edilizia popolare gradiscano. A scatenare il raptus omicida pare sia stata una discussione su chi dei due avrebbe dovuto ottenere l’affidamento del figlio di 8 anni. Sulollari alle autorità ha detto di ricordare il prima e il dopo, ma non le fasi dell’aggressione, avvenuta con un coltello da cucina.

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