Anche in piazza Unità contro la violenza flash mob per le donne
A lanciare l'iniziativa è stata la drammaturga Eve Ensler, con la presentazione che recita “una donna su tre, nella propria vita, viene stuprata o subisce violenza”. Eve è la fondatrice del movimento V-Day e con il suo aiuto organizza ogni anno più di 1500 eventi, volti proprio allo scopo di sensibilizzare tutti i paesi contro la violenza sulle donne. L'organizzazione ha già ottenuto molti successi, come cambiare alcune leggi che non garantivano la sicurezza minima alle vittime di violenza, o raccogliere fondi per istituire strutture d' accoglienza.
Tutto nacque nel 1998 a New York il giorno di san Valentino, per questo motivo è stata scelta come data il 14 febbraio per il flashmob (dall'inglese flash, lampo, e mob, folla) “One Billion Rising”. È proprio un miliardo il numero stimato di donne che hanno subito violenze. Trieste, che può apparire una città molto tranquilla, in realtà si è già fatta sentire nel 2008 con un flashmob con un fine differente. La città, che sembra riservata, partecipa attivamente e dimostra sensibilità per la causa, tanto da esser stata istituita l'associazione Goap (Gruppo operatrici antiviolenza e progetti), dal 1998, con l'intento di aiutare e ospitare donne in difficoltà e di promulgare informazioni utili sulle varie possibilità, raggiungendo vari obiettivi, infatti dispone di case-rifugio segrete, vanta una grande esperienza nel campo, fa parte del gruppo regionale che coordina le associazioni contro la violenza sulle donne, perciò si può dire che svolge un ruolo importante per la comunità.
Negli ultimi anni, la violenza è aumentata: le persone sono sottoposte a molta pressione e il disagio e il malcontento aumentano. Possono essere intaccati il carattere o certi comportamenti, e questo porta allo sfogo che spesso può riversarsi su componenti familiari verso i più deboli, come le donne e i bambini. Il movimento V-Day, comunque, ha operato anche in paesi nei quali il delitto d'onore o la lapidazione pubblica sono tutt'ora in vigore e legali, ottenendo dei riscontri: un barlume di speranza.
Abbiamo avuto l'opportunità di intervistare alcune persone che hanno partecipato al primo flashmob, che si è svolto a febbraio 2013, per avere una testimonianza diretta.
Lei che è un uomo, perché ha scelto di partecipare?
Perché innanzitutto credo nella causa, quindi mi pare corretto, visto ciò che succede nel mondo, che si organizzi una manifestazione del genere per sensibilizzare le persone; spesso a molti non importa o sottovalutano il problema, quindi è ora di agire, magari cominciando con un flashmob, il quale credo sia il modo migliore per farsi sentire, siccome non è una protesta o un corteo, o comunque nulla di violento, ed è forse il primo passo verso quella che sarà ua reazione un sempre più grande e sentita.
Com'era l'atmosfera in Piazza Unità?
All'inizio non c'era molta gente, perciò ero deluso e la situazione era al di sotto delle mie aspettative, ma poi sono affluite tantissime persone, che sembravano molto emozionate, anche perchè era un'esperienza nuova a Trieste, e tutti si sentivano più coinvolti e disposti a far partecipare e far sentire anche la nostra città, vista la grande diffusione del flashmob nel mondo. Erano presenti persone di tutte le età, dai bambini ai più anziani, e qualche donna ha portato anche il marito. Quindi c'era l'atmosfera giusta, e infatti dal nulla è partita la canzone e ci ha colto tutti di sorpresa, ma abbiamo subito formato un gruppo al centro della piazza e abbamo ballato sulle note di Break The Chain (dall'inglese “rompere la catena”) felici e convinti. Direi che il flashmob ha avuto l'effetto sperato.
Lei, che è così giovane (16 anni), perché ha deciso di prendere parte all'evento?
Soprattutto perché sono davvero colpito dall'aumento di crimini e femminicidi, che secondo me non hanno ragione di esistere né devono esistere. Ho partecipato anche quest’anno perchè mi sembra giusto che questo ideale sia rinnovato di anno in anno per farsi sempre più spazio nella mente delle persone, sopratutto in quelle degli uomini. Infatti ho notato che lo scorso febbraio c'era una bassa percentuale di uomini presenti, e penso che per dire di aver fatto davvero dei progressi la componente maschile deve diventare sempre maggiore.
Veronica Neglia
Classe IV GL
Liceo classico F. Petrarca
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