Anche il triestino Mitja Rabar nel magico mondo di Frozen

Unico animatore italiano che è approdato a Los Angeles alla Disney, racconta come sono nati i personaggi del film natalizio, che da domani sarà nelle sale
Di Federica Gregori

TRIESTE. Una renna in ufficio da studiare da vicino, un esperto di fiocchi di neve come consulente e un team che dal sole della California vola verso i rigidi paesaggi norvegesi, tra cime innevate e fiordi incrostati di ghiaccio. Tutto per creare il soffice e bianco mondo da fiaba di “Frozen”, in cui gli spettatori italiani potranno immergersi da domani: il film natalizio della Disney, ispirato alla fiaba di Hans Christian Andersen “La regina delle nevi”, ha già fatto capolino nei cinema con una fulminea preview domenicale registrando il tutto esaurito, mentre negli Usa detiene i vertici del box office stretto tra gli altri titoli del momento, “Lo Hobbit” e “Hunger games”. Anche quest'anno il cuore di ghiaccio di “Frozen” racchiude un'anima triestina, Mitja Rabar, unico animatore italiano approdato nell'olimpo Disney dopo il travolgente successo di “Cattivissimo Me” e confermato ai prestigiosi Animation Studios di Burbank dopo l'ottimo esito di “Ralph Spaccatutto”. Stavolta Rabar si è trovato alle prese con il viaggio epico di Anna, ragazza temeraria che insieme al coraggioso Kristoff parte alla ricerca della sorella Elsa, i cui poteri glaciali hanno intrappolato il regno di Arendelle in un inverno senza fine.

«È stato abbastanza comico stare in una caldissima Los Angeles in pieno agosto a disegnare paesaggi artici», commenta ridendo l'animatore triestino. Sarà l'aria condizionata gelata che ha aiutato l'immedesimazione, il risultato finale ha lasciato esterrefatto lo stesso Rabar. «Non avevo mai lavorato a un processo così tecnicamente difficile – spiega - una complessità che non avevo incontrato negli altri film, più “cartoon” e meno realistici. Abbiamo iniziato praticamente con la fine e poi siamo andati a ritroso. Si fanno ripetuti screening in lavorazione dove puoi vedere come la storia prende vita, ma a volte perdi la connessione e ti chiedi se e come funzionerà il tutto. La prima interna per i dipendenti al Kodak Theatre è stata un'emozione profonda, vedere che tutto funzionava al millimetro in verosimiglianza, credibilità, bellezza. È un film che ti riempie gli occhi, una favola moderna con splendide musiche e canzoni, classica nello spirito ma con aspetti molto moderni: ad esempio il confine tra buoni e cattivi non è più così netto e ci saranno dei “twist”, dei giri di vite che potranno riservare sorprese».

Le difficoltà non sono quindi mancate. «All'inizio il lavoro sui personaggi è di cercare di vedere se funzionano. È come un'orchestra: devi sincronizzare 60, 80 persone a convergere in un unico stile. E questo è solo l'inizio». Perchè gli ostacoli non derivano solo dai personaggi ma anche dalla resa del paesaggio. Non è stato facile, ad esempio, rendere credibile il ghiaccio, e qui di quel materiale c'è pure un “cattivo”, Marshmallow, spaventosa guardia del corpo di Elsa. «Il ghiaccio è vivo, in continuo movimento. Ha mille facce ed è tutto meno che bianco: diventa viola, blu, rosa a seconda della luce che si rifrange. C'è un lavoro incredibile dietro». Anche la neve ha rappresentato un punto di grande complessità: alla Disney si sono avvalsi perfino di un esperto in fiocchi di neve per studiarne le ramificazioni, per cui nessun fiocco è uguale a un altro. «Hanno studiato anche il modo in cui si attacca ai vestiti», per quando i protagonisti affondano nella neve alta. E siamo all'altro punto “dolente”, l'abbigliamento, con più del doppio degli abiti rappresentati in tutti i precedenti lungometraggi CG Disney. «Sarò stato una settimana – racconta Rabar - ad animare Anna che si piega a una finestra stando attento a gambe e ginocchia. Salvo poi vedere tutto sparito, coperto da strati di gonne e di vestiti».

Come tutti i film Disney che si rispettano non manca l'elemento comico, assicurato qui dall'irresistibile renna spelacchiata Sven e dal tenero pupazzo di neve Olaf. «Per creare Sven abbiamo avuto una vera renna in studio; all'inizio doveva essere molto reale come personaggio ma poi l'abbiamo cartoonizzato. Scodinzola, si gratta: alla fine è una renna che si comporta da cane. Olaf è comicità pura e ha preso sempre più piede durante la lavorazione».

Nel suo cubicolo che ha personalizzato con un'amaca Rabar ha passato interminabili ore a monitorare con cura certosina la respirazione di un personaggio o la direzione del vento. «Lavoriamo tanto, questo è certo, ma siamo liberi di rilassarci in qualsiasi momento. È interessante vedere come gli americani gestiscano lo stress, lavorando per ore senza batter ciglio: c'è sotto grande professionalità e soprattutto un grandissimo amore per il proprio lavoro».

In tanto dinamismo il colosso Disney non può che esser proiettato ai prossimi titoli: il film natalizio 2014 sarà “Big Hero 6”, già in preproduzione. «Tratto da un fumetto Marvel semisconosciuto, sarà la storia di un gruppo di ragazzi-supereroi sullo stile di “Gli Incredibili”. Ma ci sono vari titoli in cantiere per i prossimi anni: tra questi, atteso per il 2016, spicca “Zootopia”, «ritorno alle origini in stile “Robin Hood” con umani “animalizzati” che - giura Rabar - sarà strepitoso».

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