Anche il mondo della scuola spinge gli Its: «Rispondiamo alle richieste delle aziende»

Daniela Beltrame, direttrice dell’Ufficio regionale: si formano i profili voluti dal mercato del lavoro: «Stiamo impegnando più risorse per far conoscere meglio i corsi e gli iscritti aumentano»

Giacomina Pellizzari

TRIESTE Il mondo imprenditoriale crede negli Its e il saper fare è il valore aggiunto dei percorsi proposti in regione. Tra i partner delle quattro Fondazioni presenti in Friuli Venezia Giulia si contano 107 aziende. La direttrice dell’Ufficio scolastico regionale (Usr), Daniela Beltrame, considera questo dato un «fattore di efficacia» che ha contribuito al raggiungimento di risultati incoraggianti nella valutazione del sistema monitorato dalla banca dati “Indire”, voluta dal ministero dell’Istruzione: «La metà dei percorsi ha ottenuto punteggi che garantiscono una premialità (8 su 16 percorsi monitorati), gli altri hanno riscontrato punteggi intermedi, nessun percorso si trova in fascia critica» spiega la direttrice nel far notare che «l’indice di posizionamento degli Its arriva a una media del 7,8 superando quella italiana pari a 7,5».

Detto che i percorsi di alta specializzazione godono di una certa flessibilità organizzativa e didattica, la direttrice dell’Usr fa notare che «il 76,6 per cento dei docenti proviene dal mondo del lavoro, la percentuale va ben oltre il limite del 50 per cento stabilito dalla norma. Anche gli stage arrivano al 41,8 per cento di ore, superando il 30 per cento obbligatorio della durata del monte ore complessivo». Infine – sono sempre le parole di Beltrame – l’innovazione nell’utilizzo delle tecnologie abilitanti 4.0 viene rilevata in oltre la metà dei percorsi monitorati: 9 su 14. Questi temi saranno affrontati oggi, nell’aula magna dell’Its Volta, in via Monte Grappa 1, a Trieste.

I punti di forza

«Gli Istituti tecnici superiori (Its) sono la prima esperienza italiana di offerta formativa terziaria professionalizzante a ciclo breve legata al sistema produttivo territoriale e al mercato del lavoro» spiega la direttrice dell’Usr non senza precisare che gli Its hanno un sistema di governance multilivello e vengono istituiti «sulla base delle deliberazioni adottate dalle Regioni nell’ambito della loro esclusiva competenza in materia di programmazione dell’offerta formativa. La programmazione della rete regionale prevede la costituzione dei singoli Its sul territorio secondo criteri di distribuzione geografica e per ambito tecnologico». Negli ultimi anni è stato registrato un aumento di iscritti corrispondente all’incremento delle risorse destinate ai corsi.

Nel 2021 il Ministero ha stanziato 67 milioni di euro, a cui vanno aggiunti i fondi destinati alle attività di orientamento (481.000 euro nel 2021), il progetto Its 4.0 finanziato con 282 mila euro nel 2021 e il piano di comunicazione nazionale. «Il ministero dell’Istruzione ha accresciuto le attività di orientamento agli Its aumentando sensibilmente le risorse impegnate e incaricando gli stessi Its della progettazione, del coordinamento e della realizzazione delle attività stesse, proprio per ottenere un efficace sistema di promozione di livello nazionale con lo scopo di rafforzare la filiera formativa» continua Beltrame, secondo la quale «gli Its costituiscono un’opportunità di assoluto rilievo per colmare il divario, tutto italiano, rispetto ai giovani tra i 24 e i 34 anni in possesso di un titolo terziario».

perché scegliere gli Its

«I percorsi Its, in quanto espressione di una strategia fondata sulla connessione delle politiche dell’istruzione, della formazione e del lavoro con le politiche industriali, rappresentano una via per ridurre lo scollamento tra la domanda crescente delle aziende di più elevate competenze tecniche e le disponibilità di forza lavoro poco qualificata che non la soddisfano». La direttrice dell’Usr lo ricorda per ribadire che, a 11 anni dallo loro istituzione, gli Its «formano profili in uscita con professionalità e competenze richieste dal mercato del lavoro, mantenendo costante il tasso di occupazione che raggiunge l’80 per cento a un anno dal diploma e per il 92 per cento dei casi con un impiego coerente rispetto al percorso di studio alternato tra aula e azienda». Tra i punti di forza ci sono anche l’integrazione tra formazione e mondo del lavoro: «Con una organizzazione flessibile dove le imprese rappresentando oltre il 40 per cento dei soci, le Fondazioni si impegnano nella progettazione di curricoli e stage, svolti per il 90 per cento nelle loro sedi, e della disponibilità della docenza che per il 70 per cento proviene dal mondo del lavoro». Beltrame evidenzia infatti che stage e tirocini occupano almeno il 40 per cento del monte orario previsto dal percorso di studio, mentre le lezioni in aula si svolgono in laboratori di impresa o di ricerca e nei laboratori 4.0 di ciascun Its. Altrettanto professionalizzante risulta la didattica, un modo di imparare che consente ai ragazzi «di mettersi alla prova in contesti aziendali altamente motivanti in cui viene superata la tradizionale contrapposizione fra sapere e saper fare, con una metodologia di apprendimento centrata sulla partecipazione attiva e collaborativa degli studenti». A tutto ciò si aggiunge «l’uso delle tecnologie e per lo sviluppo di competenze trasversali richieste nei contesti lavorativi, oltre a quelle specialistiche di un determinato ambito tecnologico».

Linee di miglioramento

Il sistema Its è al centro dell’agenda del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e degli interventi previsti dal Pnrr. «C’è la necessità – sottolinea Beltrame – di innovare l’attuale organizzazione degli Its affinché le risorse assegnate dal Pnrr, pari a 1,5 miliardi di euro, possano essere proficuamente impegnate». Il ministro ha previsto un piano di crescita che «dovrà essere sostenuto – conclude Beltrame – da adeguate risorse finanziarie e umane strutturate. Nel programma sarà coinvolto l’intero sistema produttivo del Paese, offrendo alle imprese l’occasione di dare il loro apporto in attività formative che innalzano la disponibilità di personale qualificato necessario per aumentare l’innovazione».

Argomenti:scuole

Riproduzione riservata © Il Piccolo