Anche gli artigiani bocciano i mercatini di Trieste
TRIESTE Nella querelle sui mercatini entra a gamba tesa anche il comparto dell’artigianato. Diversi fori commerciali a Trieste ospitano attività impegnate in questo settore e molti degli espositori presenti nei mercatini propongono proprio merce legata la mondo dell’artigianato. Chi rappresenta le 4.500 imprese artigiane del territorio ha deciso di non trattenere più il proprio disappunto. Quella battutaccia, «allora che i cambi lavor», uscita dalla bocca dell’assessore al Commercio, Lorenzo Giorgi, in risposta ai commercianti che denunciano un calo di incassi in concomitanza con quel tipo di esposizioni e iniziative, ha dato la stura a un malessere che anche gli artigiani covavano da tempo.
Confartigianato, che per mesi ha fatto arrivare messaggi di disappunto a Giorgi manifestando il malumore dei suoi oltre duemila associati, non ci ha visto più di fronte a quelle parole e ha deciso di alzare pubblicamente la voce. «È imbarazzante – dichiara il presidente di Confartigianato, Dario Bruni –: facciano per lui una delega alle bancarelle, non è possibile che un assessore al Commercio non ascolti chi ogni mattina alza le saracinesche e fa i conti con questo comparto. Se i mercatini portassero veramente tutte quelle opportunità sventolate da Giorgi, nessun commerciante o artigiano si lamenterebbe: venga a vedere i corrispettivi che scendono proprio in concomitanza con quei mercati e poi mi dica cosa ne pensa». Bruni però non risparmia nemmeno il primo cittadino: «È lui che affida le deleghe e mi sembra impossibile che Dipiazza accetti una situazione simile, non preoccupandosi del fatto che chi detiene la delega al Commercio non si stia occupando di commercio. Le categorie su questo non vengono ascoltate – aggiunge –. Se nel suo programma elettorale, ricandidandosi a sindaco, avesse inserito uno sviluppo del commercio basato sui mercati in piazza, non credo che chi gestisce attività commerciali lo avrebbe votato». Bruni poi si chiede «come avrebbe reagito il sindaco se, negli anni in cui era alla guida dei suoi supermercati, qualcuno avesse autorizzato alcune bancarelle a vendere frutta e verdura davanti alla porta del suo esercizio commerciale?».
Confartigianato ricorda che già 30 anni fa era stato evidenziato come pure la semplice Fiera di San Nicolò creava dei problemi agli stanziali «e ora – sottolinea Bruni – viene messa in dubbio la parola di quanti con tanta fatica portano avanti attività commerciali e artigianali». Bruni si chiede poi quale sia il valore aggiunto, i vantaggi che questi mercatini portano alla città. «Il commercio stanziale versa le tasse al Comune – spiega – mentre questi espositori che spesso arrivano da fuori Trieste grazie alla coorganizzazione che il Comune concede a molte iniziative, non pagano nemmeno l’occupazione del suolo pubblico». Tra gli espositori dei diversi mercatini si contano molti artigiani e alcune iniziative di questo genere come “Arti in piazza” raccolgono proprio solo artigiani. «Da Giorgi non siamo mai stati sentiti in merito, mai un confronto che consenta di studiare una programmazione o esprimere il sentiment della categoria», denuncia Bruni. «Non siamo contro qualcuno – premette – ma non si è mai visto un assessore che non ascolta chi dovrebbe rappresentare».
Sulla vicenda interviene anche il presidente di Cna, Giancarlo Carena, sottolineando l’esigenza di iniziative di qualità. «Se i mercatini sono belli e di qualità aprono la mente e fanno vedere cose nuove – dichiara –, se invece scimmiottano il brutto, lo scontato e il desueto fanno danni. Quindi sì ai mercatini di buon livello, che portano innovazione – conclude –, altrimenti se devono diventare l’ordinario che poi mette in fila delle bancarelle fanno più danni che utili».
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