L’Anagrafe di Ronchi intitolata a Natale Marchese: «Da qui fu deportato a Mauthausen»

Alla cerimonia la figlia Carmen, oggi 92enne: «Ero bambina, lo vidi affacciata alla finestra mentre lo portavano via»

Luca Perrino
La signora Carmen con i familiari (Bonaventura)
La signora Carmen con i familiari (Bonaventura)

«Ero una bambina di 10 anni. Ricordo che era il 7 gennaio del 1944, il giorno dopo l’Epifania. Papà era andato al lavoro. Era di pomeriggio e, fatalità, ero affacciata alla finestra con mio fratello. Lo vedemmo passare, in piedi, su una camionetta, proprio davanti casa nostra. Lo dissi a mia madre che, scioccata ma lapidaria, mi rispose: “Non lo vedremo più”. Intuendo quale sarebbe stato l’epilogo. Al ricordo personale e al dolore della mia famiglia, si associa, con questa targa, la memoria, per la collettività, delle atrocità compiute durante l’epoca nazifascista come monito per le generazioni presenti e future, affinché simili orrori non debbano più a ripetersi».

Queste le parole, pronunciate giovedì dalla signora Carmen, la 92enne figlia di Natale Angelo Marchese, al quale è stato intitolato l’ingresso del Servizio Anagrafe del palazzo municipale di Ronchi dei Legionari. Carmen, che era presente con la nipote di Natale, Caterina, e i pronipoti Cristina e Paolo, ha voluto ringraziare il sindaco Mauro Benvenuto e il presidente dell’Aned Libero Tardivo per aver voluto propiziare la cerimonia. Che, introdotta dalle parole della consigliera comunale Federica Bon, è stata messa a punto anche grazie la collaborazione di Roberto Dessenibus, responsabile del Servizio di Segreteria generale.

“Sala Natale Angelo Marchese, dipendente dell’Ufficio Anagrafe di Ronchi dei Legionari, qui arrestato il 7 gennaio 1944, deportato e assassinato a Mauthausen-Gusen nel 1945”. È il testo della targa. «È l’omaggio a un uomo che ha sacrificato la sua vita per ideali nobili – così il primo cittadino – e che questa giunta ha voluto ricordare, rafforzata dall’incontro avuto nei mesi scorsi con la famiglia».

Molti i cittadini presenti e, tra il pubblico, anche il consigliere regionale Diego Moretti, il vicesindaco Enrico Papais, gli assessori Michela Lorenzon, Monica Carta e Alessandro Bassi e la presidente dell’Anpi Marina Cuzzi. Originario di Troina, Comune siciliano in provincia di Enna, Marchese si trasferì in Friuli Venezia Giulia con la moglie Elena Rosina negli anni Venti. Le sue idee socialiste di democrazia e libertà erano un “macigno” per i fascisti siciliani. Abitò a Monfalcone e fu assunto, nel 1939, all’Ufficio Anagrafe di Ronchi dei Legionari, nel quale lavorò fino allo scoppio del Secondo conflitto mondiale. La sua storia è stata raccontata dal presidente dell’Aned Tardivo. Natale fu richiamato alle armi nel 1942 e prestò servizio a Trieste, all’Ufficio Reclutamento del Distretto militare, con il grado di maggiore. Tornò a lavorare all’Anagrafe e, dopo l’8 settembre 1943, entrò in contatto con la Resistenza. «Aveva dato una mano - ha detto Tardivo - a partigiani e soldati che non volevano finire prigionieri in Germania in nome delle proprie idee».

Fu a causa di un atto di delazione, compiuto dal ronchese Walter Garlaschi, meglio conosciuto come “Blechi”, che tedeschi e fascisti lo arrestarono il 7 gennaio del 1944, entrando direttamente in Municipio e caricandolo sulla camionetta che lo portò prima al carcere del Coroneo e poi nel campo di sterminio di Mauthausen, dove morì il primo marzo 1945. La targa è stata benedetta dal parroco di San Lorenzo. «Desideriamo che tale segno, ricordando uomini come Natale - ha detto monsignor Ignazio Sudoso -, aiuti ciascuno di noi a trovare la forza e la motivazione per fare la sua parte affinché giustizia, pace e libertà possano tornare a far sentire la loro voce». Con la ferma consapevolezza che «l’uso delle armi non porta mai da nessuna parte».

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