Ampliamento di Barcola, rispunta un progetto del 1998

Il tema riportato d’attualità a Trieste dalle previsioni del nuovo Prg. Fabio Millevoi dell’Ance: «Ma i tempi sono cambiati». Riccesi: «Né finanziamenti né scarti edili. Più appetibile il terrapieno»

Ampliare la zona balneabile di Barcola? Un sogno per molti triestini, un sogno antico che non si è mai realizzato e che però si rimaterializza (con estrema cautela) nelle previsioni del Piano regolatore ora appena avviato a discussione pubblica. Che rende lecito (ma lasciando indefinite le modalità) un nuovo interramento del mare dopo quello ormai storico della pineta, un via libera scritto comunque nel “Piano struttura” del Prg, sezione che contiene le previsioni “macro”, più complesse e a più lunga scadenza. Facilmente eseguibili invece a Barcola, previo studio di impatto ambientale, pontili e terrazze a mare, zone commerciali e di servizio. E realizzabili in via diretta modesti ampliamenti. Dei chioschi ai Topolini, per esempio, che chiedono da tempo di poter installare servizi igienici.

Questa la situazione a oggi. Ma riportare a galla la novità normativa richiama alla memoria il fatto che dal 1998 esiste un’idea progettuale per l’allargamento della riviera triestina da Barcola al Bivio di Miramare, con inserimento di una pineta a fare da cortina tra il traffico e la striscia di costa, con pontili, scalette, spiagge artificiali e “laghetti” di acqua di mare sul nuovo ampliato arenile “strappato” al mare con ermetici bacini d’interramento riempiti di rifiuti inerti.

La proposta era stata elaborata dall’allora Collegio costruttori edili e affini, oggi Ance, per opera di un gruppo coordinato dal vicepresidente Franco Sergas e di cui facevano parte l’architetto Donato Riccesi, oggi presidente triveneto dell’Associazione costruttori, e Fabio Millevoi, direttore dell’Ance regionale e provinciale. «I tempi erano molto diversi - afferma Millevoi -, c’era un’emergenza per lo stoccaggio del materiale inerte proprio mentre erano in previsione molte grandi opere, interrare Barcola sarebbe stata una soluzione, mentre noi abbiamo sempre “regalato” idee alla città». «L’idea era duplice - ricorda Riccesi -, riqualificare l’area di balneazione con un prolungamento verso il mare di 30 metri e con zone di parcheggio, e nello stesso tempo risolvere il problema degli scarti edili (poi gestiti con la ex cava Faccanoni). Oggi non vedo più attuale quel progetto: impossibile realizzarlo in autofinanziamento, soldi pubblici non ce ne sono, i “project financing” non vengono più sostenuti dalle banche, lo stoccaggio degli inerti è risolto e non vedo a Trieste altre opere pubbliche che comportino grandi quantità di metri cubi di scavo. Inoltre nel frattempo la riviera è stata riqualificata. Se proprio dovessi dare una priorità - aggiunge Riccesi -, pur trattandosi di terreno demaniale mi concentrerei sul terrapieno di Barcola. Non solo abbandonato, ma inquinato. Quello sì un ampliamento a uso pubblico davvero interessante».

Ma interessanti sono anche i disegni del 1998: tra strada e mare quattro fasce di diverso utilizzo, la prima adiacente alla viabilità come passeggiata, la successiva fascia interna di 10 metri con un park a pettine di un chilometro (400 posti), poi una striscia larga 30 con alberi, passeggiata a mare, specchi d’acqua “anche marina”, chioschi di ristorazione e campi sportivi, infine la spiaggia vera e propria (10 metri) con servizi igienici, docce, scivoli e discese a mare, aree attrezzate per portatori di handicap, squeri per alaggio e varo di piccole imbarcazioni, pontiletti per attracco...

«Sì, il “Piano struttura” del Piano regolatore - mette a punto l’assessore che firma il Prg, Elena Marchigiani - dà la possibilità di ampliare con interramento la zona dei Topolini. Ma dal 1998 a oggi le situazioni, le norme, la stessa sensibilità ambientale sono cambiati. Siamo in una zona delicata, adiacente al Parco marino di Miramare. Servirebbe un accurato studio di fattibilità». Più concreto è immaginare che possa realizzarsi l’interesse pubblico-privato per mettere in mare pontili, zattere e terrazze. Sarebbe già un innalzamento di qualità.

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