Ammanchi nello studio, impiegate triestine assolte
L’accusa era di essersi appropriate di 360 mila euro alterando i conti dello studio legale Amigoni. Alla fine Maria Cristina Schettino e Donatella Bartolotta sono uscite a testa alta. Assolte per insufficienza di prove, così ha sentenziato il giudice Giorgio Nicoli che ha accolto le richieste del pm onorario. Erano difese dall’avvocato Paolo Pacileo. Parte civile l’avvocato Guido Fabretti. Che ha annunciato l’intenzione di appellarsi.
Il clamoroso ammanco era emerso nel 2008 nel momento in cui gli avvocati Luciano Sampietro, Loredana Bruseschi, Giuseppe Sbisà e Mario Rainer avevano deciso di sciogliere la loro associazione professionale e di lasciare lo studio di via San Francesco d’Assisi. Ovviamente hanno fatto i conti e il drenaggio era emerso in tutta la sua drammaticità e costanza. In pratica stando agli accertamenti delle indagini coordinate dall’allora pm Raffaele Tito attualmente alla procura di Udine, le due impiegate in sette anni avevano fatto evaporare la rilevante somma.
Le indagini sull'ammanco non hanno coinvolto solo la gestione dell'ultimo anno di attività dello studio di via San Francesco e cioè del 2008. Al contrario sono andate a ritroso e dall'esame dei conti e dei bilanci, è emerso che il drenaggio era iniziato nel 2002, se non qualche mese prima. Una attenta valutazione delle poste in entrata e uscita ha fatto emergere l'entità dei «prelievi» effettuati anno per anno. Si va dai 54 mila euro del 2002, ai 56 mila del 2003, ai 65 mila del 2004. Nel 2005 si sono volatilizzati 64 mila euro, nel 2007 51 mila, così come nel 2007. Nei primi quattro mesi del 2008, l'ammanco è stato di quasi 18 mila euro. Poi il drenaggio è stato scoperto e con grande silenzio e circospezione si è avviata l'indagine da parte dei finanzieri. Per capire il meccanismo che gli investigatori avevano ipotizzato va detto che ad ogni 31 dicembre la «cassa» veniva azzerata e i conti ripartivano da zero. I prelievi di denaro contante in banca venivano autorizzati da due dei quattro avvocati che firmavano su richiesta delle impiegate i relativi assegni.
Ma gli accertamenti dibattimentali non hanno evidenziato alcuna prova e hanno scagionato le due dipendenti contro le quali l’avvocato Luciano Sampietro aveva puntato il dito. Assolte. Ma allora dove sono finiti quei soldi?
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