Amianto, non segnalò i referti, medico a processo
MONFALCONE L’accusa è pesante, quella per la quale ora è a processo, al Tribunale di Gorizia, il dottor Paolo Barbina, attuale direttore del Centro unico regionale per l’amianto situato all’ospedale di San Polo.
Il medico è imputato di “omessa denuncia” per non aver comunicato, o comunque, ritardato di denunciare all’Autorità giudiziaria le segnalazioni di numerosi casi di morte per malattia professionale, legata alla sospetta causa di amianto. Nel suo caso si tratta di 253 casi. I periodi ai quali la Procura si riferisce sono quelli dal primo aprile 2009 al 30 giugno 2012 e dal primo gennaio 2013 al 19 maggio 2013. Il professionista, all’epoca dei fatti contestati, ricopriva l’incarico di dirigente medico, pubblico ufficiale e ufficiale di Polizia giudiziaria, responsabile della Struttura operativa complessa Uopsal, in seguito divenuta Socpsal.
Di mezzo ci sono anche pregresse segnalazioni omesse da colleghi che avevano preceduto il medico e per le quali sono intervenute le prescrizioni e le archiviazioni.
In particolare al dottor Barbina viene contestata la mancata denuncia alla Procura di 253 segnalazioni di malattia professionale di sua pertinenza nell’epoca considerata.
Sempre la pubblica accusa, rappresentata dal Pm Valentina Bossi, fa riferimento tra l’altro ad «una reiterata richiesta di restituzione di tutti i fascicoli inerenti le malattie professionali per i quali vi era stata una elega da parte della Procura di Gorizia».
Il tutto, viene sempre contestato dal Pubblico ministero, «impedendo di fatto alla Procura di procedere con le indagini preliminari relativamente ai casi di malattia professionale in questione». Malattie professionali che, è ancora spiegato, venivano segnalate parzialmente da altre e diverse fonti, come l’Anatomia Patologica di Monfalcone e Gorizia, i patronati, l’Inail. Ciò, sostiene il Pm, con «grave ritardo per le indagini». Per altri casi di malattia professionale, di varia natura, quelli pregressi, invece, continua la pubblica accusa, «veniva omesso completamente l’inoltro». Situazioni per le quali la Procura, viene osservato, era venuta a conoscenza nell’estate 2013, «in numerosi casi non potendo far altro che constatare l’avvenuto decorso della prescrizione».
Durante la prima udienza al Tribunale di Gorizia, erano stati sentiti alcuni testimoni. Nella giornata odierna, alle 15, è prevista una nuova udienza. Sul tappeto, come è stato fatto notare dal legale difensore del medico, avvocato Riccardo Cattarini, c’è un accordo che era stato stabilito tra la stessa Procura di Gorizia e l’Azienda sanitaria, in virtù della quale solo i casi di malattia professionale accertata sarebbero dovuti essere comunicati. Per questo motivo, la difesa ha chiamato a testimoniare a processo l’ex procuratore capo della Procura goriziana, Caterina Ajello, al fine di poter avere conferma di questo accordo.
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