Amianto, depositate le carte: un “mostro” di 1700 pagine
Sono contenute in un volume di 1700 pagine le motivazioni della sentenza con la quale il Tribunale di Gorizia condannava i vertici del cantiere navale di Monfalcone al termine del primo maxi processo per le morti da amianto. Dopo 17 mesi dalla lettura del dispositivo di sentenza, le motivazioni sono state depositate ieri in cancelleria dal giudice monocratico Matteo Trotta che il 15 ottobre del 2013, in un’aula gremita di gente, aveva pronunciato la sentenza. Trentuno minuti era durata la lettura.
Trotta aveva sciorinato i nomi dei condannati e l’entità della pena per ciascuno di essi, accusati di omicidio colposo per la morte di quasi novanta ex cantierini strappati alle loro famiglie da un tumore ai polmoni che non lascia scampo. In quelle 1700 pagine vengono riportati, uno per uno, tutti i casi che hanno portato alla malattia prima e al decesso poi. Pagine che adesso verranno lette con attenzione dai difensori degli imputati, ma anche dai legali che nel processo rappresentano i parenti degli operai uccisi dal minerale killer e da chi, a conoscenza della sua pericolosità, doveva evitare che venisse usato senza le necessarie protezioni nella costruzione delle navi. Solo al termine della lettura gli avvocati degli imputati deciderrano se presentare appello contro la decisione del Tribunale.
Ma pare scontato che il collegio presenterà ricorso. Sembra invece esclusa una simile azione da parte dell’accusa. La Procura della Repubblica ha infatti visto praticamente accolte tutte le sue richieste. É invece certo che il deposito delle motivazioni della sentenza del primo maxi processo segna una data storica per la giustizia goriziana. Ci sono volute 93 udienze per giungere al verdetto e 17 mesi per stendere le sue motivazioni. Un lavoro non da poco, che il presidente del Tribunale, Giovanni Sansone, ha definito “ciclopico”. E le 1700 pagine testimoniano di questo sforzo che ha visto il giudice Trotta, dopo la sentenza nominato presidente del Tribuale di Trieste, impegnato in prima persona. Prosegue intanto davanti al Tribunale di Gorizia il secondo maxi processo per le morti d’amianto e un terzo si è già affacciato all’orizzonte. Gli imputati non cambiano, cambiano invece i nomi dei cantierini morti, immutato invece il dolore dei loro familiari per morti che si sarebbero potute evitare.
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