Amianto, al Tribunale di Gorizia arrivano gli ispettori
Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha disposto un’ispezione al Tribunale di Gorizia. Già lunedì arriveranno a Palazzo di giustizia gli ispettori.
La decisione del ministro, formalizzata lo scorso primo aprile, è legata all’attesa di ben 17 mesi del deposito delle motivazioni della sentenza di primo grado del primo maxi-processo per l’amianto.
E proprio oggi dovrebbe giungere al Tribunale di Gorizia il corposo documento a firma del giudice Matteo Trotta.
Una coincidenza? Un nesso causa ed effetto? Bocche cucite a palazzo.
Il presidente del Tribunale Giovanni Sansone si limita a dichiarare che «mi fa piacere che ci sia l’ispezione. Sarà l’occasione propizia per confrontarci sul deficit di personale e chiarire l’organizzazione del lavoro».
Sansone ha appreso informalmente solo ieri mattina dell’ispezione. Ha immediatamente provveduto a bloccare permessi e ferie del personale in modo che lunedì l’organico sia al completo a disposizione degli ispettori.
Ha anche dato mandato alla cancelleria di provvedere subito alle notifiche non appena sarà depositata la motivazione di Trotta.
La notizia dell’ispezione ci è giunta direttamente da Roma. Il senatore Alessandro Maran del Pd, autore di un’interrogazione sulla vicenda amianto, è stato informato dal Ministero che la risposta alla sua interrogazione verrà formulata dopo aver chiuso l’ispezione.
Anche altri parlamentari avevano presentato interrogazioni sul clamoroso ritardo del deposito della sentenza: i senatori Carlo Pegorer e Felice Casson del Pd, la senatrice Laura Fasiolo del Pd, l’onorevole Aris Prodani di Alternativa Libera.
Fin qui le notizie. Ora le considerazioni.
L’ispezione al Tribunale di Gorizia va interpretata con una duplice prospettiva. Da un lato, come afferma Sansone, ben venga la presa d’atto diretta del Ministero sulla situazione, segnata da carenza di giudici penali e procuratori.
Dall’altra non va taciuto che la responsabilità del ritardo del deposito della motivazione è da attribuire esclusivamente a Matteo Trotta. Il quale è presidente del Tribunale di Trieste dall’autunno del 2013, proprio nelle fasi finali del primo maxi-processo amianto la cui sentenza venne emessa il 15 ottobre di quell’anno.
Responsabilità non significa che Trotta si sia girato i pollici. Il carico di lavoro di un presidente di Tribunale è notevole e va rimarcato come l’indagine, il processo e la sentenza del primo maxi-processo amianto siano fatti storici e assai complessi.
Basta ricordare alcuni numeri: 87 parti offese, 41 tra indagati e imputati, 94 udienza, 538 testi e 19 consulenti. È immaginabile che il documento di Trotta sarà assai corposo. Quello che è altrettanto evidente è che Trotta poteva chiedere un rinvio per la presa di possesso della presidenza di Trieste e ritagliarsi il tempo per scrivere le motivazioni. Il ritardo del deposito pregiudica le ulteriori fasi del procedimento a danno dei condannati che volessero ricorrere in appello e delle parti civili.
Si spera che quanto accaduto con il primo maxi-processo amianto non si ripeta con il secondo, in carico al giudice Nicola Russo, in procinto di essere trasferito.
A quanto si è appreso il lavoro degli ispettori mirerà a valutare i vari aspetti del processo, soprattutto la tempistica.
Il Tribunale di Gorizia era stato oggetto di ispezione due anni e mezzo fa con esiti non noti, ma evidentemente poco favorevoli visto e considerato che i problemi d’organico sono rimasti tali e quali.
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