Amaca multata a Trieste, la protesta si allarga, ma il flash mob non sfonda
Sul Corriere un’intera pagina firmata Covacich. «Il triestino difende il diritto barcolano alla felicità»

Foto BRUNI 20.07. 2019 IAmache nella pineta di Barcola
TRIESTE. Dal pezzo su The Guardian alla pagina intera sul Corriere della Sera. Il caso della multa di 300 euro appioppata ad un turista austriaco “colpevole” di aver schiacciato un pisolino sulla sua amaca nella pineta di Barcola, continua a far discutere e a conquistare spazio sulle grandi testate.
A commentare l’inflessibilità dei vigili urbani, ma ancor di più la ribellione di tanti cittadini solidali con il visitatore in vacanza, è stato ieri lo scrittore triestino Mauro Covacich. Che, proprio della levata di scudi da parte degli habitué del lungomare, ha dato la sua personale interpretazione. «Su quell’amaca si sono incontrate le due correnti da sempre presenti nell’atmosfera triestina, la corrente fredda e la corrente calda - scrive -. La prima, proveniente da nord nord-est, di antiche origini asburgiche, figlia della più illustre tradizione mitteleuropea, contro la seconda, proveniente da sud sud-est, profondamente mediterranea, di origini balcaniche e levantine. Come nella tempesta perfetta si sono scontrate nella pineta di Barcola, tempio della cultura popolare dei triestini, fatta di abbronzatura, abbigliamento informale, spritz al tramonto, e stramberie legate al diritto alla felicità del singolo bagnante».
Quel diritto alla felicità, continua Covacich, che appunto porta pure i triestini più rigorosi, spesso anche convinti elettori di destra, a chiudere un occhio e a difendere i piccoli piaceri della vita, propri e altrui. Austriaci compresi. «Barcola - conclude lo scrittore, che pure si dice in un certo senso d’accordo con i vigili in virtù del suo amore per gli alberi della pineta, messi a dura prova dalle amache - è l’unico posto della città in cui la norma - una norma scritta sull’acqua - dice: Vale tutto».
E proprio per assicurare il rispetto di questa strana legge valida solo sul lungomare, qualcuno aveva lanciato per ieri pomeriggio una singolare protesta: un flash mob dal titolo “Amache libere”, presentato sui social come iniziativa per «rivendicare il diritto al pisolino a Barcola cullato dal dondolio di un’amaca». Alla fine, però, il tam tam sui social non ha ottenuto il successo sperato. Pochi i bagnanti che hanno issato il loro “letto mobile” tra gli alberi, corso così il rischio di venir multati: all’ora prestabilita, infatti, le amache presenti si contavano sulle dita di una mano. «Ma la pineta va difesa - ha affermato Giulia, una delle “disobbedienti” - anche come potenzialità da sfruttare vista la mancanza di spazi pubblici da condividere». «La multa da 300 euro è stata uno sgarbo nei confronti di un nostro ospite e un inutile eccesso di zelo: ognuno ha il diritto di stare comodo e al fresco nella pineta», ha aggiunto Geni Sardo.
Come farsi perdonare quindi dall’austriaco bistrattato? Per esempio offrendogli un’altra vacanza gratuita. È la proposta lanciata dall’ex assessore comunale Franco Bandelli e dal socio Andrea Sinico, gestori di Casa Novecentotre Rooms & Apartments. «Vorremmo ospitare il turista a nostre spese in una stanza dedicata alla lungimirante Maria Teresa - affermano –. Chissà che non sia di buon auspicio e che non sia motivo di riflessione da parte di chi ha il potere per intervenire affinché simili situazioni non si ripetano». —
Argomenti:turismo amache
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