Altri 27 nuovi bus elettrici in arrivo a Trieste, adesso serve la cabina al Broletto
I mezzi saranno forniti dall’italiana Rampini e dalla cinese Yutong. Va creata l’infrastruttura di ricarica
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La “rivoluzione elettrica” della Trieste Trasporti procede a tappe e la sua pedina si sposta due caselle in avanti: oltre ai 13 autobus alimentati a batteria entrati in servizio a settembre dello scorso anno, l’azienda ha completato le procedure per l’aggiudicazione di altri 27 mezzi privi di emissioni inquinanti, divisi in due lotti da 7 e 20. Il totale sale quindi a 40, su un obiettivo di 137 (più altri 10 a idrogeno) da integrare nella flotta locale entro il 2030, così da soddisfare gli esigenti requisiti – almeno metà del parco mezzi aggiornato – dell’Unione europea in materia di Green deal.
I 27 nuovi autobus elettrici non entreranno comunque in servizio nel breve termine. Il motivo lo aveva già spiegato il presidente del consorzio Tpl Fvg, Maurizio Marzi Wildauer, nel corso della presentazione del primo lotto: la “rivoluzione” in atto nel trasporto pubblico triestino non si riduce infatti al mero aggiornamento del parco autobus, ma coinvolge tutto il modus operandi dell’azienda, dalle stazioni elettriche alla formazione dei conducenti. Ciò significa, più concretamente, che per veder circolare i mezzi dei lotti 2 e 3 sarà necessario, in via preliminare, creare una nuova infrastruttura di ricarica al deposito di Broletto. Una svolta che, nel percorso da qui al 2030, è forse quella più delicata, dovendo passare per il Consiglio comunale e scendere a patti con le inevitabili lungaggini burocratiche e amministrative del caso.
Se dunque la data di entrata in servizio è appesa al completamento di questo passaggio, già si sanno invece le caratteristiche generali dei nuovi mezzi. Il primo dei due lotti – che è il secondo in tutto, se si tengono in conto i 13 autobus elettrici ora in funzione – se lo è aggiudicato l’azienda italiana Rampini, con sede in provincia di Perugia. Questa realizzerà 7 autobus alimentati a batteria di piccole dimensioni (per avere un modello di riferimento, grandi come quelli utilizzati in città per le linee 24 e 30). Il secondo lotto (terzo in tutto), numericamente più corposo, è stato invece affidato al raggruppamento di imprese in via di costituzione tra la veneziana Powerbus e la cinese Yutong. Di fatto, sarà quest’ultima, che già ha fornito i primi 13 autobus elettrici, a provvedere alla costruzione di altri 17 mezzi, che salgono a 20 con i 3 opzionali.
L’offerta presentata da Powerbus e Yutong vale da sola 11 milioni di euro, in un quadro economico che complessivamente supererà i 100 milioni di euro (103,5 per l’esattezza). Le operazioni – che si inseriscono nel Programma di rinnovo evolutivo dei mezzi della Regione – poggiano su un’importante quota di Pnrr e fondi statali pari a 64 milioni di euro, mentre i restanti sono coperti da un autofinanziamento della Trieste Trasporti. I 147 autobus privi di emissioni inquinanti consentiranno di abbattere 8 mila tonnellate di anidride carbonica in città alla fine del decennio.
Come ogni cambiamento radicale, la conversione elettrica non può che presentare dei profili di rischio, dalla affidabilità dei nuovi mezzi agli intoppi che sempre si nascondono in operazioni di questo volume. Anche per minimizzarli, la Trieste Trasporti procede per singole tappe, valutando di volta in volta i risultati ottenuti. Fino a oggi, i 13 autobus elettrici di marca Yutong si stanno comportando bene, limitati alle linee 8, 17, 18 e 23. Ma di chilometri da macinare nei prossimi anni, per gli autobus e per l’azienda, ce ne sono ancora tanti.
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