Altolà della Regione ai centri commerciali
TRIESTE. In Friuli Venezia Giulia i centri commerciali sono evidentemente troppi e i clienti, stringi stringi, alla fine sono quelli. Anche lo spazio, cioè il terreno a disposizione, non è una prateria infinita. In più i negozi rionali, quelli sotto casa, languono. Nell’eterna lotta tra la grande e la piccola distruzione si spiega così l’invito alla prudenza - un sostanziale altolà - che la presidente della Regione, Debora Serracchiani, ieri ha mandato dall’evento organizzato da Confcommercio, a Udine, in occasione dei festeggiamenti per i settant’anni delle categoria. Presenti il presidente nazionale Carlo Sangalli, il vicepresidente Sergio Bolzonello e l'assessore alla Pianificazione territoriale Mariagrazia Santoro.
Per i centri commerciali «le procedure di autorizzazione nel tempo già avviate raddoppierebbero, se portate a termine, la situazione attuale - ha rilevato la governatrice -. Quello che abbiamo cercato di fare è stato dunque fermare le rotative per fotografare l’esistente». Uno stop dovuto al fatto che «la crisi ha riguardato non solo piccole e piccolissime attività, ma anche quelle più grandi. L’idea di continuare a costruirne altri, di centri, non è il pensiero sul quale abbiamo continuato a ragionare perché, oggettivamente, non c’erano più spazi per farlo».
Da parte del presidente regionale di Confcommercio, Alberto Marchiori, è partita invece una chiara presa di posizione sulla tassa di soggiorno: «Guai alla sua reintroduzione», le sue parole. Un secco no a quello che viene considerato a tutti gli effetti un altro “balzello” per le tasche dei cittadini. «Sarebbe deleterio per un comparto, quello del turismo, che va invece al più presto rilanciato dopo annate di flessione», ha insistito. Dalla platea di Udine pure l'invito ad avviare una riforma del commercio rivisitando l’urbanistica. «Vogliamo dare il nostro contributo e, in sintonia con i sindaci, lavorare per una sinergia tra commercio e centri storici - ha rimarcato Marchiori - perché il terziario è una componente di sviluppo delle città. In un territorio che, purtroppo, ha avuto per troppi anni una disequilibrata politica di allargamento della grande distribuzione».
Durante i lavori il presidente di Format Ricerche, Pierluigi Ascani, ha portato i dati economici del primo trimestre 2015. L’indagine evidenzia, per i primi tre mesi del 2015, un aumento del tasso di fiducia sull'economia italiana (+4) e sulla propria attività (+2), che trova riscontro effettivo anche sul fonte ricavi, il cui indicatore passa da 29,9 a 31. Stabili, secondo questo osservatorio, i valori sull’occupazione, l’accesso al credito e i tempi di pagamento da parte dei clienti. Prematuro però, a giudizio delle imprese del terziario, esprimere un giudizio circa gli effetti del “Jobs act”.
Tuttavia il 6% delle aziende ha già utilizzato i nuovi strumenti normativi e lo ha fatto per assumere personale a tempo indeterminato. «Timidi segnali di ripresa che rappresentano una prima controtendenza dal 2011 a oggi», il commentato del presidente udinese Da Pozzo. Un passaggio su cui si è soffermata la stessa Serracchiani: «I dati di Confcommercio danno un quadro finalmente positivo, di fiducia degli imprenditori del settore per il prossimo futuro. E tra questi dati spicca la crescita dell’occupazione, e in particolare la creazione di nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato».
La Regione, tra misure per l’accesso al credito e altri strumenti, dal canto suo ha messo in campo per le imprese 150 milioni di euro. La presidente ha comunque ribadito l’impegno sul fronte delle tasse: «Non abbiamo toccato l'addizionale Irpef e in RilancimpresaFvg ci sono misure sull'Irap». Ma la categoria, ancora una volta, denuncia proprio “un incremento” della pressione fiscale, oltre che del peso della burocrazia, nel corso degli ultimi due anni. Fenomeno che ha inciso sulle possibilità di crescita del terziario in Fvg per il 90% degli intervistati.
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