Alta qualità della vita per stipendi pubblici e trasporti urbani

L’ultima indagine statistica “fotografa” il Benessere equo e solidale. Parametri spiazzanti ma tumori sempre record
Anche la clanfa migliora la qualità della vita...
Anche la clanfa migliora la qualità della vita...

Stiamo benone, classifica dopo classifica dovremo farcene una ragione. L’ultima prova viene dall’Istat. Per la Giornata italiana della statistica (cadeva ieri) la Provincia e l’Istat hanno infatti presentato i primi risultati del progetto “Benessere equo e sostenibile” (Bes) delle Province (in Italia hanno aderito in 21 tra cui la nostra) che saranno discussi domani alle 9.30 in una tavola rotonda alla Sala Tessitori del Consiglio regionale di piazza Oberdan.

Il Bes in sostanza è la contromossa al Pil. Siamo a pezzi per Prodotto interno lordo? Pazienza, magari abbiamo lo stesso un Benessero equo e sostenibile, e se non lo abbiamo vuol dire che il peso del Pil lo ha già ucciso. Sembra che a Trieste le statistiche lo diano ancora per assai vegeto: abbiamo il 21,5% di bambini 0-2 anni che godono di servizi per l’infanzia (20,7% in Fvg, solo 13,5% in Italia), 416 chilometri di linee di trasporto urbano ogni 100 chilometri (in regione sono 278,4 e in Italia 120,8). I lavoratori dipendenti guadagnano mensilmente circa 185 euro in più dei lavoratori del resto del Fvg e 250 rispetto alla media nazionale (+8%). Anche i pensionati hanno 200 euro in più in regione e 250 in Italia (+20%). Superiamo tutti per laureati in discipline scientifiche e tecnologiche (14,8 ogni 1.000 abitanti, 11,7 in Italia). Non ci mancano il 59% di territorio “forestale”, una costa “tutta balneabile”, più edifici storici ben conservati, più musei in rapporto ai residenti, più volontariato, un numero più alto di acquisizioni di cittadinanza da parte di stranieri, e meno delitti rispetto al resto del Paese (203,3 ogni 10mila abitanti contro 259). In regione però su questo fronte ci difendiamo meno: l’indice Fvg infatti è di 179,7. Bene anche la bassa incidenza di incidenti stradali mortali, ma questo si giustifica col fatto che la più piccola provincia d’Italia ha anche il minor numero di “grandi strade”.

A presentare questo primo rapporto ieri al Magazzino delle idee c’erano la presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat, l’assessore Mariella De Francesco, due dirigenti e Roberto Costa dell’Istat. Il senso dell’operazione? «Basarsi su dati certi per indirizzare meglio le politiche amministrative».

Gli 88 indicatori toccano tutti i capitoli sensibili della vita individuale e collettiva: istruzione, formazione, lavoro, benessere economico, coesione sociale, politica e istituzioni, sicurezza, paesaggio, patrimonio culturale, ambiente, ricerca e innovazione, qualità dei servizi.

In questo rincuorante quadro, ci sono anche le notizie negative: anche l’Istat non contraddice il fatto che Trieste conserva il suo negativo primato dell’alto numero di tumori, però un’analisi statistica non è certo in grado di allegare i motivi, e perfino minore aspettativa di vita (un anno) rispetto al resto del Paese. Nonostante il nostro record di centenari.

È stato ricordato come le analisi nei paraggi della Ferriera non abbiano consentito di attribuire alle emissioni della fabbrica una diretta responsabilità. Per contro, l’alta incidenza di melanomi non ha bisogno d’indagini supplementari: i triestini prendono troppo sole e troppo a lungo.

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