Allungamento del Molo VII, Maneschi rinuncia
Niente allungamento del Molo VII – troppo costoso - , ma spostamento del terminal ferroviario e imbonimento dello spazio tra i Moli V e VI. Abbattimento dei magazzini, sviluppo della Piattaforma logistica e creazione di un polo crocieristico in Porto vecchio. Il tutto mantenendo il regime di Punto Franco. Le proposte, volutamente provocatorie, sono firmate da Pierluigi Maneschi, intervenuto ieri all'incontro organizzato dal Censu (Centro nazionale studi urbanistici) e dall'Ordine degli ingegneri della provincia alla libreria Minerva.
«Se Trieste non ha sviluppato il Porto non è colpa di nessuno, se non dei triestini che non se ne sono mai interessati. Gli interventi che propongo porterebbero 2500 posti di lavoro». Se c'è un appunto che non si può fare a Pierluigi Maneschi, presidente di Italia Marittima e a capo del gruppo che gestisce il Molo VII, certo riguarda la mancanza di chiarezza. Le proposte per lo sviluppo delle attività portuali di Trieste sono arrivate ieri al termine di un quadro sconsolante della città: stupenda, ma dove e difficilissimo lavorare.
A Capodistria, 15 anni fa, ha detto Maneschi, si trattavano due milioni di tonnellate di merci l'anno. Adesso sono 60 milioni, a significare che le opportunità c'erano. «Il porto di Trieste non ha banchine, la Regione ha speso milioni per due cattedrali nel deserto come Cervignano e Gorizia, mentre nel porto di Trieste – ha tuonato Maneschi – non c'è stata programmazione. Il tanto atteso Piano regolatore portuale potrà trovare attuazione dopo il 2020. Fino ad allora bisogna spostare il terminal ferroviario nell'area alle spalle del Molo VI e Molo V, realizzando nuove banchine riempendo lo specchio acqueo tra i due Moli. Pensare oggi, con questa crisi, di allungare il Molo VII è una pazzia. Poi bisognerebbe abbattere i magazzini multipiano e procedere con la Piattaforma logistica. Il tutto mantenendo il Punto franco, ma vero. A Trieste siamo riusciti ad averne uno senza però i vantaggi veri. Le aree messe a reddito porterebbero 2500 posti di lavoro, risolvendo i problemi di occupazione del territorio».
Ma la “rivoluzione Maneschi”, rispetto a quelli che sono i programmi attuali, non si ferma qui. «Prima o poi a Venezia smetteranno di martoriare la città con le navi da crociera (passando nel canale della Giudecca, ndr) e quindi – ha sottolineato Maneschi – questo settore si svilupperà molto a Trieste. Un nuovo polo crocieristico va fatto in Porto vecchio, mantenendo il Punto franco per sfruttarne i vantaggi».
Ma i finanziamenti per fare tutto ciò? «Le Authority devo attirare investimenti privati. Qui qualcuno deve dire se si vuole che il porto diventi un mezzo di sviluppo economico della città. Servono scelte radicali», ha concluso Maneschi.
Riccardo Coretti
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