«All’Opera di Lubiana penso a un cartellone che catturi i giovani»

Il regista Rok Rappl, 34 anni, è il nuovo direttore artistico «Spazio agli autori contemporanei per restare nella società»
Di Rossana Paliaga

Rok Rappl, classe 1979, è dal mese scorso il nuovo direttore artistico dell’Opera di Lubiana. Una scelta che riflette la voglia di cambiare rotta dell’istituzione che ha nominato anche un nuovo direttore amministrativo, il poco più che quarantenne Peter Sotošek Štular. Nei primi sei mesi di direzione amministrativa il debito del teatro è stato dimezzato, per i primi effetti della nuova direzione artistica occorre invece aspettare la prossima stagione.

Rocc (nome d’arte di Rappl) è stato già direttore artistico dei teatri nazionali di Praga e Brno, inoltre ha firmato regie, scenografie e costumi nei teatri di mezza Europa. Parlare della sua giovane età lo diverte, anche perchè all’estero non rappresenta un’eccezione: «Secondo me definire qualcuno troppo giovane o troppo vecchio rispetto a un compito è altrettanto sbagliato. Forse il vantaggio “biologico” sta nell’energia che riesco a mettere nel mio lavoro».

Sui teatri d’opera italiani pesa un alone museale che non aiuta nel rapporto con le giovani generazioni. Qual è la sua esperienza?

«Fortunatamente il nostro pubblico è composto anche da molte persone giovani. Lo trovo stimolante, perchè è molto importante che il teatro riesca a comunicare con il proprio pubblico. Tutti devono sentirsi benvenuti, non solo i pochi “eletti”. Stiamo pianificando anche programmi speciali per giovani e giovanissimi, corredati da incontri e approfondimenti. Inoltre le esperienze personali mi confermano che anche la direzione giovane in un certo senso aiuta a “ringiovanire” il pubblico...».

Cosa vuol dire per un teatro d’opera essere al passo con i tempi?

«Dalla Repubblica Ceca porto l’abitudine di inserire in ogni stagione la prima di un’opera nuova di autore contemporaneo. Con una stagione fatta di opere già esistenti l’opera come fenomeno musicale e teatrale ha poche occasioni di confrontarsi con la società contemporanea e di mettere alla prova la propria vitalità e attualità. Nella prossima stagione abbiamo già in programma la prima mondiale di un’opera slovena nuova, scritta su commissione. Il teatro d’opera è inoltre al passo con i tempi se sostiene e indirizza progetti specifici per i giovani, non soltanto sul palcoscenico».

In tempi di crisi come si può conciliare qualità e risparmio?

«Le crisi ci sono state e ci saranno, ma la cultura rimane. Dipende da noi: si possono ottenere spettacoli di livello utilizzando anche scenografie e costumi meno costosi. Una scelta accurata dei cast puo fare a meno delle stelle internazionali. Sottopagare gli artisti della compagnia stabile e ridurre il numero dei dipendenti sono invece soluzioni che vogliamo evitare».

La mancanza di fondi favorisce l’aumento dei progetti in coproduzione. Guarda anche a istituzioni italiane?

«Le coproduzioni sono importanti, ma ho l’impressione che se ne parli sempre in termini economici. Se questo è il motivo principale, l’approccio è sbagliato, perchè la molla deve essere soprattutto la condivisione di un’idea. Parliamo ovviamente di collaborazioni sul piano di scene e costumi, sarebbe un lusso enorme collaborare sul piano musicale o dell’organico. Tra due anni realizzeremo già la prima coproduzione, in questo caso non con un teatro italiano. Spero tuttavia di entrare presto in contatto con la direzione del teatro Verdi di Trieste».

Quali i primi obiettivi?

«Il mio desiderio è che l'Opera di Lubiana possa diventare un punto d'incontro per la popolazione, gli ospiti, i turisti. Spero nella collaborazione con i teatri esteri e nel maggior afflusso del pubblico dai paesi limitrofi. Desidero dare al nostro teatro un'identità precisa che possa, insieme alla qualità artistica, assicuragli un posto valido fra gli altri teatri europei».

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