Alloggi Ater danneggiati «Revoca per l’inquilino»

Dopo il caso del rogo di Lucinico emergono altri episodi in via Pellico e a Mossa Interrogazione di Forza Italia in Regione: «Basta riassegnazioni automatiche»
Il primo a lanciare il sasso fu un vicino di casa. «Valuterò con l’Ater se è possibile firmare una petizione per l’allontanamento dell’inquilino che ha dato fuoco al suo appartamento», disse poche ore dopo il misfatto. Oggi, a rincarare la dose, intervengono il capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale Fabio Gentile e il consigliere regionale, sempre forzista, Roberto Marin. Il primo dichiara telegraficamente: «Non è possibile che l’Ater riassegni case a persone che le danneggiano. Oltre a quello di via Marega, c’è stato un altro caso a Gorizia. Gli alloggi popolari sono un patrimonio di tutti e i danni li paga la collettività».


Marin ha fatto approdare il caso anche in Consiglio regionale attraverso un’interrogazione dal titolo sin troppo chiaro: «La Regione intervenga con l’Ater di Gorizia per far rispettare i suoi regolamenti. A troppi soggetti autori di danneggiamenti vengono assegnate o riassegnate case popolari». Si tratta di un’interpellanza molto documentata perché cita altri due casi rispetto a quello che ha visto protagonista Roberto Spina. «Nel 2015 - attacca Marin - l’assegnataria italiana di un alloggio di via Pellico, essendo venuta a conoscenza che l’appartamento le era stato revocato, munita di un martello e di un piccone ha distrutto letteralmente le piastrelle e i bagni, provocando danni superiori alla decina di migliaia di euro. La stessa affittuaria, autrice del danno, risulta ora piazzata ai primi posti nel più recente bando Ater a Gorizia e avrebbe già ottenuto la concessione di un nuovo alloggio in graduatoria».


Marin cita anche il caso, datato 2011, di Mossa quando una casa Ater si incendiò «dato l’uso di una bombola di gas per cucinare (allacci metano funzionanti) da un inquilino extracomunitario. Essendo inagibili ben due appartamenti - scrive Marin nell’interrogazione - l’Ater applicò il regolamento e revocò la concessione allo straniero ma il Comune di Mossa richiese alla stessa Ater la concessione urgente di alloggi di emergenza abitativa, in cui venne trasferito il cittadino extracomunitario e la famiglia che, pertanto, pur a fronte di sue probabili responsabilità oggettive, potè godere di un appartamento che veniva sottratto all’assegnazione dei nuclei familiari in lista di attesa e in difficoltà!».


Due casi cui si aggiunge il terzo (il più recente e scolpito nella memoria di tanti) di via Marega, a Lucinico. «Pare evidente - sottolinea ancora il consigliere regionale Marin - che gli “atti vandalici” accertati hanno posto in grave difficoltà l’Ater goriziana nel corso di questi anni, anche perché le spese di ristrutturazione non sono state riversate sugli autori dei danneggiamenti. E pare veramente assurdo che, pur a fronte di questi atti, i responsabili siano ancora assegnatari di altri alloggi di edilizia agevolata, risultino vincitori di bando di assegnazione e attendano di poter entrare in possesso di nuovi alloggi loro già assegnati».


Marin dichiara che tutto ciò, «oltre che non essere umanamente comprensibile e addirittura un chiaro reato contro il patrimonio di edilizia pubblica regionale, è anche uno sfregio ad altri cittadini che attendono silenti l’assegnazione di un alloggio. È pazzesco che persone possano deliberatamente danneggiare un patrimonio regionale e, poco dopo, avere accesso nuovamente allo stesso o ad altro patrimonio abitativo, in barba ai regolamenti approvati dalla giunta, oltre che in barba alle molte famiglie che sono in attesa di avere una sistemazione abitativa in necessità».


Il regolamento dell’ex Iacp, rimarca Marin, parla chiaro e dice che «l’Ater dispone la revoca dell’alloggio qualora l’assegnatario, o altro componente il suo nucleo familiare, violi le norme di legge e di regolamento che disciplinano i doveri dell’inquilino ovvero abbia usato l’alloggio in modo difforme dalla sua destinazione d’uso o lo abbia danneggiato gravemente con compromissione anche parziale dei parametri murari, dei rivestimenti, dei serramenti e delle dotazioni impiantistiche».


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