All’Oberdan di Trieste un “liceo medico” da 30 posti

Collaborazione con Ordine provinciale, Ateneo e Asuits. Cinquanta ore aggiuntive all’anno per preparare all’Università
Il liceo Oberdan
Il liceo Oberdan

TRIESTE Dopo il liceo sportivo a Trieste arriva anche il “liceo medico”, un percorso sperimentale pensato per avvicinare gli studenti alle discipline mediche già prima dell’ingresso all’Università. Al liceo scientifico Oberdan è partito già dall’inizio di quest’anno scolastico il progetto “Biologia con curvatura biomedica”, una sperimentazione nazionale avviata grazie a una convenzione tra il Miur e la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici chirurghi e odontoiatri. L’esperienza si rifà a un modello ideato e già messo in pratica dal liceo scientifico “Leonardo da Vinci” di Reggio Calabria e al momento coinvolge 27 licei scientifici di tutt’Italia, di cui due in Friuli Venezia Giulia: l’Oberdan appunto e il liceo Copernico di Udine.

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A Trieste il percorso sperimentale è frutto della collaborazione tra l’istituto scolastico, l’Ordine dei Medici provinciale e il Dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche dell’Ateneo giuliano. Viene proposto ai ragazzi dell’ultimo triennio di studi e si articola in periodi di formazione teorica in aula e pratica laboratoriale all’interno delle strutture sanitarie individuate dall’Ordine. È un progetto che pesa sul monte ore, perché ne introduce una cinquantina in più ogni anno, extracurricolari e dedicate alla disciplina “biologia con curvatura biomedica”, che combina un potenziamento della biologia con un primo approccio alle basi teoriche e pratiche delle diverse discipline mediche. Le cinquanta ore annue sono suddivise in venti ore di formazione tenute dai professori di biologia dell’Oberdan, venti ore di docenza da parte di medici esperti e dieci ore di stage all’Azienda sanitaria e negli studi medici.

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La sperimentazione, che contribuirà alla media dei voti e all’acquisizione dei crediti formativi, vale anche per una quota significativa di ore, trenta all’anno, come attività di alternanza scuola-lavoro. In tempi in cui ci s’interroga sull’utilità dell’alternanza per i licei questo progetto risolve con efficacia la questione, proponendo un’attività che attraverso l’esperienza sul campo consente ai ragazzi di osservare da vicino cosa significhi fare il medico. Così da comprendere meglio come proseguire il proprio percorso all’Università e, a un eventuale test d’ammissione, avere qualche chance in più di passarlo. La sperimentazione prevede l’accertamento delle competenze acquisite sia in itinere sia a conclusione di ogni nucleo tematico di apprendimento, attraverso test ad hoc.

Le adesioni al progetto sono state numerose ed entusiastiche: «Per il nostro liceo è un’occasione da prendere al volo – dice la dirigente scolastica dell’Oberdan, Maria Cristina Rocco –, perché ci consente di arricchire l’offerta formativa e di rinsaldare il legame con il territorio. Abbiamo ricevuto quasi il doppio delle richieste rispetto ai 30 posti a disposizione, perciò abbiamo dovuto selezionare gli ammessi in base ai voti conseguiti negli anni precedenti: la media, non inferiore al sette, e il voto di biologia». «Ad aderire sono stati quelli che io chiamo “studenti professionisti” – dice Adelaide Pulvirenti, la docente dell’Oberdan che coordina il progetto –: si tratta di un percorso impegnativo che richiede una marcia in più». Per Claudio Pandullo, presidente dell’Ordine provinciale, si tratta di un ottimo modo per fare sistema sul territorio, mentre per Roberto di Lenarda, direttore del Dipartimento universitario clinico di Scienze mediche, chirurgiche e della salute dell’Università cittadina, questo progetto consentirà ai partecipanti di acquisire una preparazione più solida anche in vista dei test di accesso ai corsi universitari a numero chiuso.

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