All'Isola della Cona partito il monitoraggio dei virus FOTO

Catturati e poi liberati nella Riserva già 150 uccelli. Nessuna traccia di malattie letali, dopo il caso dell'influenza Aviaria, ma un aiuto ai vaccini per l'uomo
Silvano Candotto rileva i dati biometrici su un uccello
Silvano Candotto rileva i dati biometrici su un uccello

STARANZANO. Non solo oasi naturalistica di alto livello, ma anche palestra per la ricerca dei virus - che possono essere veicolati con la fauna migratoria in arrivo dai Paesi del Nord Europa - e per cercare preziose informazioni sulla salute umana. Alla Cona, infatti, è operativo un importante progetto di collaborazione fra i biologi della Stazione Biologica (Sbic) e il Dipartimento di Veterinaria dell’Università di Bologna, per lo studio della diffusione dei virus influenzali negli anatidi presenti o di quelli che arrivano nella Riserva Foce Isonzo. Una ricerca condotta in stretta collaborazione con il direttore Fabio Perco e il professore Mauro Delogu dell’ateneo bolognese.

Isola della Cona, intervista all'ornitologo Fabio Perco

«Superato per ora l’allarme suscitato pochi anni fa a livello mondiale dalla temuta diffusione, a livello di pandemia dell’influenza aviaria - sottolinea Perco - i ricercatori cercano di comprendere meglio i meccanismi di trasmissioni dei virus in generale, focalizzando nel nostro caso l’attenzione su quelli diffusissimi ma a bassa patogenicità e in pratica del tutto innocui, tanto nei confronti dei loro inconsapevoli vettori cioè gli uccelli migratori che dell’uomo».

E aggiunge: «L’indagine studia pertanto i virus “buoni” dell’influenza - spiega Perco - che sono naturalmente presenti nelle popolazioni di uccelli. Questi virus se individuati e isolati, vengono studiati con particolari tecniche e quindi inviati all'Istituto superiore di Sanità dove, se adatti, potranno fungere da potenziali agenti da utilizzare per la preparazione di vaccini per l'uomo». Dalla natura e dalla fauna presente in una area protetta possono così indirettamente giungere potenziali benefici sanitari.
Durante le attività di raccolta dati “sul campo” sono stati esaminati 150 soggetti, in prevalenza anatidi. Fino a oggi risulta tutto nella normalità.

Fabio Perco, Stefania Della Torre e Mauro Delogu all'isola della Cona durante le analisi su un esemplare
Fabio Perco, Stefania Della Torre e Mauro Delogu all'isola della Cona durante le analisi su un esemplare

Nella ricerca, attraverso l'inanellamento di anatre selvatiche e di altri migratori catturati e subito liberati, vengono raccolti importanti dati relativi agli spostamenti a breve o lunga distanza, utili alla conservazione degli ambienti che frequentano per migrare e riprodursi. Grazie alla collaborazione e all’impegno di numerose persone, tra le quali i naturalisti Matteo De Luca e Silvano Candotto (responsabile per le marcature a livello scientifico). Ma questo studio porterà anche a una tesi in “Medicina veterinaria” in corso di elaborazione a cura della laureanda Stefania Della Torre.

«Le attività di cattura - sottolinea Perco - sono state rese possibili anche grazie ad un generoso finanziamento della Associazione Co.Na. (per la Conservazione della Natura) che localmente opera, anche grazie al costante sostegno da parte della Bcc di Staranzano e Villesse e di numerosi associati e volontari»”. Viene sempre tenuta al massimo, dunque, l'attenzione alla Riserva, una delle zone sentinella del Nord Adriatico e tappa quasi obbligata della fauna proveniente dell'Est per svernare in regioni più calde. Specie in questo periodo, infatti, alla Cona secondo le stime c’è un movimento di circa 40 mila volatili.

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