Allerta energia, la centrale A2A di Monfalcone verso la riapertura
Impianto vagliato da Terna dopo il decreto del governo. Il no del sindaco Cisint. L’azienda: nessun passo indietro rispetto all’abbandono del carbone previsto anche prima del 2025
MONFALCONE. «Prima la pandemia che non è nemmeno finita, ora la guerra in Ucraina. Una cosa che abbiamo imparato è che nel mondo sono possibili eventi al di fuori di ogni previsione. Non avevamo nessuna intenzione di riaccendere la centrale di Monfalcone dopo quel breve episodio dello scorso dicembre. Ma ora, di fronte a una situazione di crisi energetica è possibile che sia necessario rispondere con misure di emergenza. Siamo un servizio pubblico, Terna potrebbe chiederci da un momento all’altro di ripartire».
Nessuna marcia indietro sul piano industriale, Lorenzo Giussani direttore della Business unit generazione e trading e presidente di A2A Energie future lo ribadisce: «continuiamo con la barra dritta verso la transizione energetica». Via al carbone anche prima del 2025. Ma ora, per il rischio che tra sanzioni/ritorsioni legate alla guerra in Ucraina vengano chiusi i rubinetti del gas che arriva dalla Russia (garantisce il 40% del fabbisogno) le sei centrali a carbone ancora attive e destinate tutte ad essere spente nel 2025 (4 dell'Enel, quella di A2A ed una di Eph) sono diventate essenziali per superare una crisi energetica che già era gravissima e che ora rischia di diventare catastrofica.
Queste centrali garantiscono il 5% dell’elettricità in Italia con una potenza di 7mila megawatt, ma potrebbero essere riaccese tutte per coprire il 15% del fabbisogno. Una di queste è la centrale di Monfalcone. Lunedì scorso Draghi ha varato un provvedimento di emergenza per ridurre il consumo di gas e riaprire momentaneamente le centrali a carbone. Terna ha già fatto una ricognizione sugli impianti.
«Per ora non c’è nessuno stop del gas dalla Russia, continua ad arrivare regolarmente - spiega Giussani - anche se i prezzi sono decollati. La preoccupazione è però che la guerra porti a ulteriori sanzioni e chiusure. Viene salvaguardato il gas per il riscaldamento privato, poi quello che serve alle industrie. Ma la vera leva è la riduzione del gas per le centrali termoelettriche». Non bastano le fonti alternative a garantire l’elettricità necessaria ed è in difficoltà pure l’idroelettrico (in Fvg A2A ha l’impianto a Somplago) vista la scarsità di precipitazioni.
«Non abbiamo ancora indicazioni precise, il decreto del governo ha stabilito principi generali - continua Giussani - la centrale di Monfalcone è ferma, ma se ce lo chiederanno serviranno alcuni giorni per ripartire». Nel frattempo A2A si sta preparando per l’approvvigionamento di carbone. «La situazione mondiale della domanda è complicata - aggiunge - si è passati da prezzi di 70-80 dollari alla tonnellata a 120 nel 2021 fino a 140. Per non parlare delle difficoltà logistiche. Ci stiamo attrezzando in attesa di avere indicazioni per essere pronti».
È rimasto ancora un po’ di carbone alla centrale: «Ma è previsto l’arrivo di un altro carico in settimana per ripristinare il livello minimo delle scorte. Difficile fare previsioni, per ora è il momento della preventiva preparazione. Ripeto, siamo in emergenza e se ci chiedono di ripartire dobbiamo trovarci pronti». Due i gruppi che producono elettricità a Monfalcone per un totale di 300 megawatt.
Nel frattempo il sindaco Anna Cisint ha fatto sapere che «anche di fronte al drammatico sviluppo dei fatti dell’Ucraina e l’inaccettabile aggressione russa» c’è «il bene primario della salute dei concittadini» e «L’ipotesi di rivedere la decisione di chiusura della centrale a carbone di Monfalcone non è negoziabile». Crisi energetica o meno.
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