Alleanza di medici e malati sulla cannabis terapeutica
TRIESTE Medici e ammalati per la prima volta a confronto sull’utilizzo della cannabis terapeutica in Fvg. Nell’incontro tenutosi ieri in Regione emerge netta la convinzione comune sull’opportunità di facilitare l’accesso alla sostanza e abbatterne i costi, nell’ambito di una sperimentazione locale e di un preciso protocollo sanitario da affidare agli specialisti.
L’occasione è stata fornita dall’audizione convocata dalla terza Commissione, per ascoltare i pareri sulla pdl con cui il M5s intende proporre alcune modifiche al testo varato trasversalmente negli ultimi mesi della giunta Tondo, ma rimasto inapplicato. Secondo il presidente dell’Ordine dei medici di Trieste, Claudio Pandullo, «il trattamento è complicato dalla difficoltà di reperimento. Abbiamo registrato di contro il grande interesse dei malati e servono quindi maggiori quantitativi, puntando magari sulla produzione locale».
Il parere è condiviso da Guido Cappelletto, dell’Aas di Udine, che invita a «evitare somministrazioni facili».
Ricorda infatti Luca Miceli, medico di terapia del dolore del capoluogo friulano, che «la cannabis va prescritta solo se le altre terapie si sono rivelate inefficaci e se ci sono evidenze scientifiche. Ma le terapie vanno apprestate dagli specialisti e non dai medici di famiglia». L’invito all’appropriatezza è ribadito dal responsabile della Farmacia dell’Aas 1 triestina: «Tocca ai medici specialisti indicare la terapia, mentre i medici di base dovrebbero limitarsi alle prescrizioni per continuare il percorso farmacologico. Serve però possibilità di approvvigionarsi dei cannabinoidi: non è da scartare una produzione decentrata».
Il problema degli operatori non è dunque la modalità di prescrizione in sé, ma quello della disponibilità del prodotto. Per Giuliana Decorti, farmacologa dell’Università di Trieste, «viste le difficoltà dello stabilimento di Firenze a produrre in tempi brevi, mi pare saggio pensare a una coltivazione di prossimità». Gianni Canzian, del Sert dell’Aas 3, sgombera invece il campo da possibili utilizzi “ricreativi”: «La cannabis terapeutica ha alti valori di cannabidiolo e bassi valori di thc: quindi la componente psicotropa è minima». Chiara Cattaruzzi (Aas 4 Friuli centrale) e Renzo Lazzarini (Cro Aviano) invitano a «ridurre i costi con la coltivazione in Fvg, a sperimentare e a centralizzare la preparazione del prodotto per la somministrazione». Secondo Lazzarini, «al momento possiamo prenotare i cannabinoidi solo dall’estero, ma ci vuole un mese di anticipo per ricevere un massimo di 250 grammi».
Cattaruzzi si sofferma sulle risultanze scientifiche: «Le ricerche mostrano chiare evidenze per poche malattie, come nel caso della sclerosi multipla e del dolore neuropatico: la cannabis va prescritta a carico del sistema sanitario solo in questi casi. La legge preveda quindi un chiaro piano terapeutico da parte degli specialisti». All’audizione partecipa anche il rappresentante degli Ordini dei farmacisti, Michele Favero, che ricorda che «le farmacie territoriali possono farsi carico della distribuzione del prodotto preparato dalle farmacie ospedaliere, ma anche provvedere in convenzione alla preparazione in proprio, che è molto semplice».
Un appello a rendere operativa la legge è arrivato infine da tutte le associazioni dei malati presenti, dall’Associazione “La farfalla” degli affetti da Parkinson all’Associazione epilessia fino alla “Amici” Onlus, concordi sulla necessità di terapie da valutare caso per caso ad opera di specialisti. Particolarmente caldi gli interventi delle due presidenti dell’Aism di Trieste e Udine che hanno richiesto coltivazione decentrata e facilità di accesso, sottolineando i molti studi sull’efficacia dei cannabinoidi per la sclerosi multipla e i miglioramenti dei pazienti che utilizzano la sostanza.
Franco Rotelli (Pd) ha ribadito a sua volta la necessità di rimettere presto mano alla legge, mentre Alessandro Colautti (Ncd) ha sottolineato che «il ministro Lorenzin ha dato la sua disponibilità alla coltivazione e alla ricerca sul nostro territorio: tocca alla Regione avanzare una proposta di progetto pilota».
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