Alle Streghe del mare non fa paura la pioggia. E in mille le “sfidano”

GRADO. Sono tornate puntualmente a bordo delle loro barche di vetro le brutte streghe del mare, le Varvuole. Sono sbarcate in porto e poi si sono dileguate per il centro storico alla caccia dei bambini cattivi che non hanno trovato, se non nella finzione scenica, quando ne hanno infilato uno in un grande sacco. I bambini peraltro sono stati messi in salvo all’intervento di genitori e amici.
La bruttezza delle Varvuole ha in ogni caso, come sempre, impaurito un tantino i più piccoli che si sono avvinghiati strettamente al collo dei genitori. L’attesa è stata come sempre mescolata pertanto al timore da parte dei più piccoli che poi se le sono viste passare accanto, quasi a sfiorarli. «Ho paura, andiamo a casa!», ha urlato con vocina tremante alla sua mamma una bambina che avrà avuto si è no tre anni. Di piccoli che qualche timore lo hanno palesato ce n’erano anche quest’anno parecchi.
Nonostante la leggera, ma penetrante pioggia, alla rievocazione ha assistito un migliaio di persone, tante giunte appositamente da varie parti della regione, in particolare dalla Bassa e dalla Bisiacaria. La rievocazione di questa antica leggenda tramandata di padre in figlio trae spunto probabilmente, come hanno affermato gli storici delle vicende e tradizioni gradesi, dal periodo delle invasioni piratesche nell’Alto Adriatico da parte degli Uscocchi. Gente che dalle aree dei Balcani era scappata rifugiandosi sulle coste dell’Adriatico (avevano come quartiere generale Segna nel Quarnaro) per sfuggire agli attacchi dei turchi. Il fatto che i veneziani decisero, per salvaguardare i loro mercati, di offrire sostegno ai mercantili turchi, fece inviperire gli Uscocchi che iniziarono a saccheggiare le isole e le coste dell’Adriatico.
Ed evidentemente tra i pirati c’erano anche delle donne, le piratesse. Che poi questi pirati fossero sbarcati a Grado alla vigilia dell’Epifania non sta scritto da alcuna parte. Purtuttavia questa antica leggenda contrassegna questa giornata come quella dello sbarco e delle razzie per l’isola che sarebbero avvenute anche se lo Zef (l’araldo) avesse avvisato la popolazione di chiudersi in casa e a ungere gli infissi con l’aglio, antidoto naturale contro le streghe. Reste di aglio che le popolane che hanno impersonato la rievocazione hanno fatto annusare, appunto per farle scappare, alle Varvuole.
La nuova impostazione della rievocazione è stata più complessa, con diverse iniziative, ma i momenti clou sono stati sempre due: quelli dell’attesa dello sbarco e lo spettacolo finale. La prima novità dell’evento organizzato da Grado Voga (capofila) assieme alla Banda Civica, scuola di danza Avenal, Paquita Dance e al gruppo dell’associazione Signora delle fiabe, è stata la perfetta puntualità nell’orario d’inizio previsto. L’arrivo è stato annunciato dalla nebbia artificiale e, tramite altoparlante, dal racconto dell’attore Tullio Svettini. La seconda novità è che per prime a giungere in porto sono state due batele di pescatori di laguna che hanno portato in salvo sulla terraferma i loro piccoli che abitavano stabilmente nei casoni. Poi c’è stata la novità di una parte scenografica che si è svolta sulla diga, sulla torretta del fortino, sopra e sulla passeggiata, con l’intervento sia dei piccoli e sia delle Varvuole che hanno infine concluso la rievocazione sul palco di piazza Biagio Marin.
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