Allarme siccità nell’Isontino «Necessaria la nuova diga»

L’appello della Coldiretti: «Le lunghe piogge dei mesi scorsi hanno peggiorato la situazione. Solo con lo sbarramento di Gorizia possiamo regolare i flussi»

È allarme siccità nell'Isontino. Può sembrare un paradosso, ma se la sensazione è quella di aver appena riposto ombrelli e impermeabili al termine di un inverno infinito ed una primavera piovosa come non mai, la verità è che i campi e le colline dell’Isontino reclamano già acqua, e tutto il mondo agricolo inizia ad essere in ansia per il raccolto. Dovessimo usare la classica scala dei colori, per definire la criticità della situazione, saremmo ancora all'allarme giallo, ma la sofferenza delle coltivazioni per la calura è già una realtà. «Il problema al momento riguarda soprattutto alcune zone circoscritte del nostro territorio – dice il direttore della Federazione Coldiretti della provincia di Gorizia Ivo Bozzato - . Mi riferisco alle zone della Bassa e a quelle più vicine al mare, come Fossalon, o Boscat, e ancora quelle piantagioni che non sono adeguatamente coperte da sistemi di irrigazione. In questo caso siamo in presenza di criticità, con tutte le conseguenze che ne derivano: del resto basta che ciascuno di noi osservi il proprio giardino o le piante sul terrazzo, che in queste settimane se non vengono bagnate a sufficienza tendono ad ingiallire e a perire». Bisogna dire che la provincia di Gorizia potrebbe essere a buon diritto un modello virtuoso, a livello nazionale, per quanto riguarda i sistemi di irrigazione, visto che circa il 70% dei nostri campi è già servito da reti che assicurano l'acqua in periodi di siccità. Anche sulle colline della destra Isonzo, dove protagoniste sono le vigne, si sta lavorando per sviluppare progetti di irrigazione assistita. Ma tutto questo, non basta. «Le piogge particolarmente intense della primavera inizialmente avevano illuso qualcuno che per l'estate non avremmo avuto problemi di siccità – dice ancora Bozzato -. Poi però mesi di acqua e freddo continui hanno portato più danni che benefici. Le semine sono state posticipate, ed in alcuni casi gli agricoltori le hanno dovute ripetere, spostando così l'intero ciclo produttivo in avanti. Certo, la pioggia ha messo a posto le nostre falde acquifere, ma i terreni dove non c'è un sistema d'irrigazione soffrono». Più di tutti soffre il mais, la cui situazione è già da allerta, visto che senz'acqua questa pianta sviluppa particolari tossine, le Aflatossine, dannosissime per l'uomo ma normale reazione del mais alla carenza d'acqua. Bozzato sottolinea come il bene acqua nella provincia possa contare su un Consorzio di Bonifica efficiente e attivo, che sta lavorando bene. «Potrebbe fare ancor meglio, se potesse mettere in atto il progetto dello sbarramento sull'Isonzo – dice Bozzato -, che ci permetterebbe di gestire il flusso del fiume e rendere sempre disponibile l'acqua. Non solo per una questione agricola, ma anche per la gestione stessa dell'ambiente».

Marco Bisiach

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