Allarme in Austria, i rifugi alpini a rischio

Le associazioni non riescono più a provvedere alla manutenzione e chiedono aiuto allo Stato

UDINE. Non c’è una sola associazione alpinistica in Austria. Ce ne sono tre, anzi quattro, se contiamo anche quella che raccoglie gli alpinisti di lingua slovena. Delle tre di lingua tedesca, due riflettono la tradizionale divisione politica degli austriaci nel “lager” borghese-conservatore e in quello socialdemocratico. Al primo fa capo l’Alpenverein, fondato nel 1862 e dunque il più antico nell’Europa continentale (secondo soltanto a quello britannico). Il “lager” socialdemocratico si ritrova invece nella Naturfreunde, associazione fondata nel 1895, all’interno del movimento operaio austriaco. Infine c’è il Touristenklub, che fondamentalmente non si discosta molto dall’Alpenverein, se non nei suoi primi anni di vita (la fondazione risale al 1869), quando il suo raggio d’azione era limitato prevalentemente ai dintorni di Vienna. Orbene, le quattro associazioni, coordinate nella Federazione delle “Alpine Vereine”, hanno lanciato all’unisono un grido di allarme alle istituzioni pubbliche nazionali e locali: con i loro soli mezzi e con il lavoro prestato gratuitamente da migliaia di volontari non ce la fanno più a garantire la manutenzione dei 475 rifugi presenti sulle montagne austriache e dei circa 50.000 chilometri di sentieri. Da anni per risparmiare lo Stato e i Länder hanno ridotto i loro contributi, che attualmente si limitano a 1,5 milioni di euro. I club ne chiedono almeno 4 all’anno, a partire dal 2014. Non è una cifra scelta a caso: corrisponde al contributo che ricevevano venti anni fa, al valore attuale. Vent’anni dopo i rifugi e i sentieri non sono calati, anzi, sono cresciuti di numero e i costi per mantenerli in efficienza sono sensibilmente aumentati. È aumentata anche la litigiosità degli alpinisti, che più di una volta hanno fatto causa alle sezioni dei sodalizi alpini e hanno chiesto risarcimenti per infortuni dovuti al cattivo stato di sentieri e attrezzature. L’Alpenverein e le altre associazioni non vogliono venir meno al loro impegno di promozione dell’alpinismo, ma hanno fatto capire che, senza soldi, alcuni rifugi potrebbero essere chiusi e molti sentieri dismessi, con gravi ripercussioni anche sul turismo. Le ragioni del disagio sono state illustrate a Vienna, in una conferenza stampa, dal presidente della federazione dei club alpini austriaci, Franz Kassel. «Tenere in efficienza i rifugi e i sentieri – ha detto – senza il lavoro volontario dei nostri 60.000 soci sarebbe stato anche in passato impossibile. Ma così non si può andare avanti, perché ai costi normali si sono aggiunti quelli imposti dalle norme antincendio, di tutela ambientale, di depurazione delle acque reflue». La necessità di maggiori risorse pubbliche, per poter mantenere in vita strutture essenziali per il turismo alpino, sono state riassunte in una petizione. Il testo è disponibile in tutti i 475 rifugi austriaci (61 si trovano in Carinzia), perché possa essere firmato dagli escursionisti di passaggio.

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