La telefonata anonima, poi l’evacuazione del Tribunale e delle scuole: sul falso allarme bomba a Trieste indaga la polizia
Tutte le piste investigative restano aperte: dal gesto di una mitomane a un’azione mirata per far saltare un processo. L’autrice dovrà rispondere di procurato allarme e interruzione di pubblico servizio

«Bomba sul lato bar». Sono bastate queste quattro parole, pronunciate al telefono da una donna ancora senza volto, a scatenare una mattinata di disagi e scompiglio. Palazzo di Giustizia evacuato, cordone di sicurezza attorno a Foro Ulpiano, traffico paralizzato per oltre un’ora e persino mille studenti della scuola media Dante e del liceo Carducci-Dante usciti in strada per precauzione. L’allarme bomba, scattato poco dopo le 9, si è poi rivelato un bluff.
Nell’edificio non era stato piazzato alcun ordigno esplosivo, come hanno accertato gli agenti del Nucleo artificieri della Questura triestina, dopo aver passato in rassegna le stanze del Tribunale. Una volta appurato che si era trattato di una messinscena, è scattata la caccia alla responsabile.
Le ipotesi
Tutte le piste investigative restano aperte: potrebbe essere stato il gesto di una mitomane che si è divertita a creare caos oppure l’azione mirata di qualcuno che aveva interesse a far saltare un processo. Qualunque sia il movente, l’autore dovrà rispondere quanto meno di procurato allarme e interruzione di pubblico servizio.
La telefonata
Alle 9. 09 squilla il telefono interno dell’Ufficio liquidazioni del Tribunale di Trieste. Risponde uno dei funzionari, come accade spesso, visto che lì di chiamate ne ricevono tante, smistandole all’occorrenza agli uffici competenti. C’è una voce femminile all’altro capo del ricevitore: nessuna presentazione, solo una frase lapidaria: «Bomba sul lato bar». Poi riaggancia. Il funzionario, preoccupato, avverte subito Questura e Carabinieri. Scatta immediatamente la procedura di evacuazione, come da prassi in casi come questi. In genere gli annunci di fantomatici ordigni si rivelano infondati, ma è chiaro che non si possono correre rischi.
Tutti fuori
Il fischio che risuona nei corridoi è il segnale: bisogna lasciare le aule e gli uffici. Non tutti lo riconoscono immediatamente, del resto l’allarme bomba non è così usuale nella sede della giustizia triestina. «I dipendenti incaricati hanno fatto il giro delle aule, muniti di pettorina arancione catarifrangente – raccontano alcuni avvocati –. Solo a quel punto ci siamo resi davvero conto di cosa stava succedendo».
Legali, magistrati, cancellieri, impiegati, dipendenti e tutti i cittadini presenti in quel momento nel Palazzo di Giustizia hanno seguito gli apri-fila e i chiudi-fila fino a raggiungere le aree di raccolta. In pochi minuti centinaia di persone si sono riversate in Foro Ulpiano. In tanti cercano rifugio dentro ai bar, negli androni dei palazzi e nelle pensiline del parcheggio per ripararsi dai refoli di bora.
Prevale lo scetticismo: i più sono convinti che si tratti di un falso allarme, ma di questi tempi non si sa mai. Intanto si aggiunge un’altra fiumana: i circa mille studenti delle medie e del liceo Carducci-Dante, la cui sede in via Giustiniano dista 300 metri. Le scuole, tuttavia, non rientrano nel perimetro potenzialmente a rischio, per cui gli studenti rientrano lentamente in classe.
Cordone di sicurezza
Attorno all’edificio viene creato un perimetro di sicurezza. Vigili del fuoco, Polizia di Stato, Carabinieri e Polizia Locale accorrono in forze. Tutte le strade attorno vengono bloccate, in attesa del sopralluogo degli artificieri della Questura: Foro Ulpiano, via Coroneo, via Fabio Severo e via Zanetti (dall’altezza della sinagoga).
Lunghe code e viabilità in tilt in via Milano, via Carducci e, per effetto domino, in tutto il quadrante tra il centro e la stazione ferroviaria. Pesanti le ripercussioni sul traffico cittadino, con lunghe code e viabilità in tilt in via Milano, via Carducci e, per effetto domino, in tutto il quadrante tra il centro e la stazione ferroviaria.
Alle 10.45 arriva il segnale tanto atteso: nessuna bomba, si può rientrare. Gli evacuati si mettono di nuovo in fila per superare i controlli al metal detector dell’ingresso principale. Corridoi e aule tornano velocemente a popolarsi e le attività riprendono, con un’ora e mezza di ritardo.
Le indagini
Sul falso allarme bomba indaga ora la Polizia di Stato. Gli investigatori stanno esaminando i tabulati telefonici per risalire all’utenza utilizzata per la chiamata anonima e da quella all’autore materiale della telefonata. Sotto la lente anche la lista delle udienze programmate per la giornata. Non si esclude, infatti, che la “telefonista” avesse un interesse specifico nel far saltare qualche processo. —
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