Allarme alcol fra i giovani: bevono anche a 11 anni
L’età si abbassa, tra poco berranno alcolici anche i bambini. La quantità di vino, birra e liquori aumenta. Le campagne di “educazione” non danno risultati. E le famiglie secondo gli psicologi sono in questo caso il “lato B” di un disco con brutta musica: o assenti o terrorizzate dal fenomeno di questi figli strani e senza amor di sè che vogliono annullarsi. Con cui non parlano più in modo emotivamente efficace. Inducendo forse così comportamenti da ribellione “noir”, notturna e nociva.
I dati sono stati presentati ieri in Provincia nella conferenza stampa di annuncio del nuovo appuntamento con il convegno sul tema che ha la particolarità assoluta di essere condotto da studenti, che si rivolgono a una platea di studenti, in un processo di responsabilizzazione e “cessione di sovranità” da parte del mondo adulto. Dei ragazzi è anche il titolo dell’iniziativa, “La salute è nelle tue mani”. L’appuntamento è per domani a partire dalle 9 nella sala Saturnia della Stazione marittima con la partecipazione di medici (alcologi), psicologi, psicoterapeuti, psichiatri e con lo scrittore Pino Roveredo come “testimonial” essendo il più noto esempio “raccontato” di come nell’alcol si può cadere, ma dall’alcol ci si può asciugare.
Protagonista importante è l’associazione Astra (Associazione trattamento alcoldipendenze) che dal 2005 fa prevenzione nelle scuole, finora ne ha visitate 467 (65 solo quest’anno) per una distribuzione di “cultura” che ha toccato 10.400 studenti delle scuole superiori.
I dati di base sono stati tratti dall’Annuario statistico della Regione, al capitolo infanzia e adolescenza, salute di bambini e ragazzi del Friuli Venezia Giulia. Dove si dice che il 7,8% di ragazzini fra gli 11 e i 17 anni consuma vino, e il 14,7% birra.
Ma epidemicamente si diffonde quello che il presidente di Astra, Claudio Zaratin, ha definito il “bere vichingo”, tecnicamente detto “binge drinking” perché l’autodistruttivo comportamento è cosa che viene dall’estero, paesi del Nord, vichinghi o quasi: è il consumo di sei o più bicchieri di bevande alcoliche in un’unica occasione, una sbornia ricercata. E riguarda ormai l’11% dei ragazzi d’età 11-17 anni (15,4% maschi e 9% femmine). La fascia più a rischio è quella tra i 15 e i 16 anni, con percentuali socialmente enormi: il 38% dei maschi e il 30% delle femmine. Gli episodi di ubriachezza riguardano il 7% dei ragazzi di 11, 13 e 15 anni. E il valore supera di un punto percentuale la media nazionale. Segno che la cultura degli adulti del luogo (il nostro) influisce, eccome.
«L’Organizzazione mondiale della sanità ce lo dice - ha ricordato Roberta Tarlao, assessore provinciale alle Politiche giovanili e alle politiche sociali -, prima dei 20 anni l’organismo dei giovani non ha gli enzimi per metabolizzare l’alcol, i giovani che oggi bevono vanno incontro a serie malattie nell’età adulta. E siamo di fronte ormai a una piaga sociale, visto che l’età si abbassa agli 11 anni. Noi non siamo per il proibizionismo, ma vogliamo che i ragazzi abbiano consapevolezza e capacità di valutare propri limiti».
«Oggi i risultati di tante iniziative non si vedono - ha ammesso Zaratin -, ma speriamo in una ricaduta nel futuro». Per la psicologa e psicoterapeuta Carla Piccini che modererà il convegno, «stavolta si parla con gli adolescenti e non degli adolescenti, che normalmente non hanno voce per esprimersi, né in famiglia né a scuola. Una sfida affascinante e rischiosa». Tarlao: «Bisogna che i giovani capiscano che non tutto è colpa degli adulti: la vita che vogliono è quella che avranno».
Protagonisti del convegno, oltre ai giovanissimi in massa e agli “adulti” citati, i medici alcologi dell’Azienda sanitaria Rosanna Purich e Salvatore Ticali, gli psichiatri Andrea Fiore e Flavio Poldrugo, gli psicologi Guido Marinuzzi, Alessandro Vegliach, Raffaella Brumat.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo