all’Agricoltura. L’intesa con l’ex presidente della Bce per il quale si era speso con la base M5S Patuanelli torna al Quirinale

E stavolta giura senza leggere

il personaggio

trieste

È stato uno dei tre ministri che ha pronunciato a memoria il giuramento davanti al presidente Mattarella. Stefano Patuanelli non ha incespicato, ma lui ha la fama del secchione e quelle parole le ha scandite due volte in meno di un anno e mezzo. Il cinquestelle triestino ha imboccato nuovamente la porta girevole del governo: esce dal Conte bis lasciando il ministero dello Sviluppo economico e viene designato da Draghi all’Agricoltura.

Patuanelli si presenta fra i primi al Quirinale, in un completo blu che mette in mostra i chili persi negli ultimi mesi. Peso forma ed espressione nascosta dalla mascherina, a celare le sensazioni di chi è al quarto avvitamento in una legislatura. Da cittadino a senatore e poi capogruppo, Mise e ora Politiche agricole. È fra i pochi superstiti del precedente esecutivo ed è tra i fortunati ad avere il “portafoglio”, che però non è quello di chi era prossimo a entrare nella cabina di regia del Recovery plan ed era finito addirittura nel toto premier, quando le evoluzioni della crisi hanno fatto immaginare che la maggioranza potesse tenere a patto di sostituire Conte.

Ma ora si volta pagina. Patuanelli entra a palazzo salutando i giornalisti e attende il giuramento intrattenendosi a debita distanza Covid con il ministro degli Esteri Di Maio e il leghista Giorgetti, che lo sostituirà al Mise. Poi le solenni parole pronunciate a memoria, fra gli ultimi, poco prima della foto di gruppo nel salone dei Corazzieri. Infine, un veloce Consiglio dei ministri, l’uscita da Palazzo Chigi attorno alle due e gli ultimi scatti concessi ai reporter assieme a Di Maio e D’Incà, che con Patuanelli compongono il manipolo pentastellato del governo.

Il triestino è ministro bis e due anni fa non ci avrebbe creduto. Né avrebbe creduto di poter entrare nel gabinetto dell’ex governatore della Bce, cui i pentastellati non hanno risparmiato critiche durissime, prima di convertirsi all’osservanza draghista «per il futuro del Paese». Quello a cui Patuanelli si è richiamato l’11 febbraio, invitando la base a votare per l’ingresso al governo. Si è trattato dell’ultima uscita pubblica e il silenzio dura ancora, almeno sulle questioni più puramente politiche.

Patuanelli lascia il Mise dopo aver gestito dossier complicati, ponendo sempre l’accento sul ruolo della mano pubblica come accompagnamento al mercato. Quanto fatto anche nel caso della Ferriera, con i finanziamenti a fondo perduto per la riconversione logistica. Ora si apre il capitolo delle Politiche agricole, alimentari e forestali. Le categorie lo invitano a lanciare l’Italia verso l’Agricoltura 4.0 con le risorse del Recovery. Scontato il sostegno del M5s in Regione: «Siamo soddisfatti della conferma di Patuanelli. Le capacità dimostrate nel secondo governo Conte sono state apprezzate dal presidente Draghi». —



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