Alla Mater Dei di Trieste 17 i positivi fra anziani e personale

La struttura di viale Sanzio vede ammalati 13 addetti su 28 e quattro assistiti. Altri 47, poi, attendono risposte dai test. Distretto in soccorso
Addetti sanitari all'esterno della struttura triestina (Foto Massimo Silvano)
Addetti sanitari all'esterno della struttura triestina (Foto Massimo Silvano)

TRIESTE. Sono in attesa del verdetto gli ospiti della casa di riposo “Mater Dei” di viale Sanzio/strada di Guardiella, una delle strutture triestine colpite dal Covid-19. I 47 anziani, che vivono nella residenza polifunzionale della Diocesi, stanno attendendo i risultati del tampone effettuato la scorsa settimana, anche se il primo ospite con febbricola risale a metà marzo. La persona in questione era rientrata dall’ospedale. Tuttavia non si può dire con certezza che sia stata quella l’origine del contagio.

All’interno della dimora comunque ci sono anche altri ospiti che sono stati colpiti da febbricola ma, finché non si sapranno gli esiti dei test, è difficile dire quanti siano effettivamente Covid-19 positivi. Si può invece affermarlo per altri quattro residenti della Mater Dei, che sono stati ricoverati in ospedale per i sintomi molto evidenti e ai quali è stato fatto in loco il tampone. In questi casi l’esito è molto più rapido.

Gli operatori, sottoposti al tampone i primi di aprile, hanno invece già ricevuto il responso: su 28, 13 sono risultati positivi. In realtà i dipendenti sono 32, ma quattro erano già a casa per altri motivi. Anche la direttrice Ilaria Favotti ha contratto il coronavirus, è asintomatica ed è in isolamento da un mese. I primi tre tamponi sono risultati positivi, mentre uno negativo. Oggi effettuerà un nuovo test. «Fin dalla metà di marzo, con il primo caso, abbiamo immediatamente attivato il medico di base e soprattutto il Distretto 4 – spiega la direttrice – che, già da un mese, ci sta dando una mano nella gestione degli ospiti. Ci sta davvero accanto. Siamo sereni da questo punto di vista».

Le precauzioni, da quello che emerge, sono state adottate fin da subito. «Gli accessi dei famigliari alla struttura sono stati limitati da metà febbraio – spiega –. E dal mese scorso abbiamo imposto, come tutti, il blocco totale. Per fortuna la nostra residenza è dotata di stanze singole. Serviamo quindi colazione, pranzo e cena in camera, limitando al massimo le uscite. Le persone che stanno meglio hanno iniziato, su indicazione del Distretto, ad andare in giardino. Purtroppo ai nostri anziani, che utilizzano tutti le mascherine, mancano però gli affetti dei famigliari, il caffè al bar e tante altre cose.

È difficile trattenerli, è umano che vogliano uscire. Cerchiamo di tamponare queste mancanze con il telefono in camera e le videochiamate. E non difetta nemmeno un clima di positività nella nostra residenza, tanto che un’ospite, a cui avevo proposto di tornare a casa previo tampone, non ha accettato, dicendo che preferisce restare nella nostra struttura. Riusciamo a far andare avanti questo sistema grazie al Distretto 4, agli operatori che non badano a orari e turni, alle famiglie degli ospiti a al consiglio di amministrazione».

Per sopperire inoltre alla carenza di personale, dopo le positività al Covid-19, «abbiamo adottato anche un servizio di catering – aggiunge la direttrice –, che già ci supporta e potrebbe sostituire le cuoche nel caso, malauguratamente, tutte contraggano il virus. Abbiamo inoltre ingaggiato una ditta per la sanificazione degli ambienti con prodotti speciali, che opererà sicuramente anche a maggio, in sostituzione di coloro che prima facevano le pulizie e ora si trovano in quarantena. Per rimpinguare il personale abbiamo cercato anche di assumere degli operatori socio-sanitari, però è difficile trovarli. Possiamo comunque fare affidamento anche sul personale del distretto». —

 

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