Alla Flextronics 50 interinali in bilico

Sindacati in allerta: le commesse da Enel non bastano a impiegare tutto il personale dopo i trasferimenti produttivi in Messico
Personale al lavoro nella sede della Flextronics
Personale al lavoro nella sede della Flextronics

TRIESTE Cinquanta interinali in meno alla Flextronics, lo stabilimento ex Alcatel rilevato un anno fa dalla multinazionale statunitense.

Le sigle nazionali Fiom-Fim-Uilm , in seguito alla riunione allo Sviluppo Economico tenutasi il 26 maggio scorso, ritengono «molto negativo» che, se non verranno drenati nuovi clienti e nuove commesse tali da “saturare” le esigenze produttive della fabbrica triestina, una cinquantina di lavoratori “somministrati” non sarà ripresa in carico da Flextronics. «Necessario un maggiore sforzo - insistono i nazionali delle organizzazioni sindacali metalmeccaniche - da parte dell’azienda per occupare lo stesso numero di lavoratrici e lavoratori».

 

Trieste, la Flextronics assume cento precari
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La sede triestina di Flextronics opera con 698 addetti, di cui 406 a tempo indeterminato e poco meno di trecento “somministrati”, come oggi vengono defniti i lavoratori interinali. «L’accordo dello scorso anno - spiega Sergio Cortesi, “rsu” della Fiom - prevede che alcune attività, su richiesta della clientela di oltre Atlantico, vengano svolte a Guadalajara, in Messico. Diciamo che si tratta di un 25% della produzione complessiva, che impegna un centinaio di addetti».

«Per compensare il venir meno di queste attività ad alta tecnologia - prosegue Cortesi - Flextronics ha cercato nuova clientela e ha reperito commesse da Enel, che ha ordinato contatori monofase destinati a essere fabbricati in Romania. Trieste si dedicherà alla parte conclusiva del ciclo produttivo e in questo modo verrà impegnata una cinquantina di somministrati».

Ma i conti - avverte Cortesi - sono facili da farsi: tra i cento posti persi con le lavorazioni spostate in Messico e i cinquanta recuperati con l’ordinativo Enel, c’è una differenza di cinquanta unità che al momento non è stata ancora colmata. E i sindacati sono preoccupati per due ragioni: la prima è di carattere occupazionale e riguarda il fatto che a rimetterci sarà la fascia contrattualmente più fragile, quella dei precari. La seconda ragione è invece di natura industriale: test e certificazione di contatori non pareggiano certamente le centrali ad alta capacità che Trieste produceva e che con la nuova proprietà sono trasvolate verso il lontano Messico.

Circostanza questa che non sfugge ad Antonio Rodà, segretario provinciale della Uilm (l’altra sigla presente in azienda), anche lui al tavolo romano di dieci giorni fa: «Il centro di eccellenza ottica tarda a decollare. Speriamo che l’apertura della collaborazione con un grande gruppo come Enel possa migliorare la situazione«. Infatti Enel si sta proponendo come importante attore nell’ambito delle telecomunicazioni: intende imporsi come fornitore di infrastruttura “ultrabroadband”. Per i sindacati potrebbe essere una buona chance per sottrarsi al destino “contoterzista” al servizio di Nokia.

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